Francavilla, costretti all’insonnia a causa dei treni chiedono i danni

Moglie e marito condannati a vivere con i tappi alle orecchie. Parte dall'Abruzzo il ricorso pilota che può innescarne centinaia

CHIETI. Condannati a un rumore insopportabile, all’insonnia e allo spavento. Costretti a urlare per farsi capire, a tenere le finestre sbarrate e a mettersi i tappi alle orecchie. La vita diventa un incubo se la tua casa è accanto alla ferrovia. Ma da Chieti parte un ricorso-pilota, contro il frastuono dei treni, che può innescarne centinaia nel resto d’Abruzzo. Si chiama “tentativo di mediazione” l’atto depositato dall’avvocato Vittorio Ruggieri, del Codacons, alla Camera di Commercio di Chieti. Il legale non chiede somme esorbitanti, ma si accontenta di 5mila euro per ciascun dei suoi assistiti. Né vuole dimostrare che questi si siano ammalati per colpa del rumore, ma vuole che venga riconosciuto il diritto a una vita tranquilla. F. F. e M. S. hanno casa a Francavilla, in zona centrale e residenziale. Ma sul lato Ovest, e a pochi metri, ci sono la linea ferroviaria e la stazione. Sono loro che ricorrono. Ogni treno che passa o, peggio, che si ferma diventa una scossa al sistema nervoso.

«I rumori superano la soglia di tollerabilità, si propagano nell’appartamento al punto di compromettere la vita familiare e le abitudini quotidiane», si legge nel ricorso. I treni che devono fare sosta alla stazione «producono uno sferragliamento ed uno stridìo talmente forti da costringere chi è in casa a interrompere qualsiasi genere di attività (come una conversazione) e a coprirsi le orecchie con le mani». Se invece il treno tira dritto, e freccia a tutta velocità, «produce un rumore così forte che si sente anche con le finestre sbarrate». Per non parlare del suono d’avvertimento che il macchinista aziona in prossimità della stazione per segnalare l’arrivo del treno o per salutare i colleghi: «Questo suono improvviso fa saltare dalla sedia per lo spavento chi vive in quella casa». Accade di continuo sia di giorno sia di notte. E in tutte le stagioni. Così d’estate, con 40 gradi all’ombra, le finestre devono restare chiuse e la tortura si raddoppia. «La società Rfi non si è mai adoperata per ridurre l'inquinamento acustico nel tratto di linea in questione, nonostante le innumerevoli segnalazioni provenienti anche da altri cittadini», scrive l’avvocato che fa l’esempio del titolare di un hotel sulla Nazionale Adriatica.

Il 26 ottobre del 2004, il Comune di Francavilla al Mare, invia la prima lettera di protesa dopo «innumerevoli lamentele di cittadini residenti e commercianti di via Nazionale Adriatica», sollecitando le Ferrovie dello Stato all'installazione di barriere fonoassorbenti. Ma non accade nulla. L’anno successivo, il 29 giugno del 2005, anche l’albergatore esasperato invia una raccomandata a/r alla Regione Abruzzo per chiedere barriere anti-rumore. E lo rifà il 28 giugno del 2011 scrivendo però al Comune. Ma le proteste restano inascoltate. «Risulta evidente che la società Rfi ha posto in essere una condotta illecita nei confronti dei ricorrenti», scrive quindi il legale, «pertanto deve ritenersi responsabile dei danni non patromoniali patiti da questi ultimi». Non parliamo cioè di danni biologici, da documentare con certificati medici, ma del diritto leso «al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione, e alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane».

Diritti costituzionalmente garantiti. Persino la Corte di Strasburgo ha riconosciuto alle “vittime del rumore” il risarcimento del danno morale, anche se non c’era alcuna malattia. Arriviamo al dunque: l’avvocato chiede «che venga avviata la procedura di mediazione affinchè la società Rfi provveda al risarcimento di tutti i danni non patrimoniali patiti a causa della lesione dei diritti al normale svolgimento della vita familiare ed alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane, nella misura di 5mila euro per ciascun ricorrente. E di far cessare la condotta illecita con l’installazione di barriere anti-rumore lungo il tratto di ferrovia che passa accanto all’abitazione dei ricorrenti».

Questo caso può dare il via a una valanga di ricorsi. Tanti quanti sono i cittadini che vivono a due passi dalla ferrovia.