Fratelli morti nell’incidente Scagionata la Provincia 

Il dramma di Pierpaolo e Valentina, prosciolti il dirigente Cristini e 3 tecnici  Il dolore della mamma: «La giustizia penale non ha approfondito i fatti»

CHIETI. La Provincia di Chieti non è responsabile della morte dei fratelli Pierpaolo e Valentina Timperio. 27 anni lui e 23 lei, nella notte del 26 ottobre 2014, i due fratelli di Miglianico che gestivano un pub a Chieti si schiantarono a bordo della loro Fiat 500 contro il guardrail sotto Miglianico, a pochi chilometri da casa, sulla provinciale 33. La barriera non ha retto e l’auto è finita nel fiume Foro. Per i due fratelli non c’è stato scampo. Ma per quel guardrail che non ha retto non si può accusare la Provincia, né i quattro funzionari imputati di duplice omicidio colposo per non aver adeguato le barriere di sicurezza sul ponte. Lo ha deciso ieri il giudice per l’udienza preliminare Luca de Ninis che, dopo aver disposto un supplemento istruttorio, ha accertato che non c’è stata alcuna violazione di norme, dichiarando il non luogo a procedere «perché il fatto non sussiste».
Tirano un sospiro di sollievo i quattro imputati: il dirigente del settore viabilità della Provincia Carlo Cristini, difeso dall'avvocato Alessandro De Juliis, il frentano Pasqualino Scazzariello, coordinatore della manutenzione stradale, difeso dai legali Domenico Scazzariello e Agostino Chieffo, Antonio Di Valerio, di Serramonacesca, responsabile del distretto, assistito dall'avvocato Martina Primiterra e, infine, Raffaele Troiani, francavillese, coordinatore della vigilanza delle strade, difeso da Roberto Serafini.
Amarezza e sconcerto, invece, per il padre e la madre dei due ragazzi, Nando Timperio e Catia Paravia.
In particolare la mamma, che si è costituita parte civile, non immaginava un epilogo del genere, soprattutto dopo la recentissima sentenza della sezione civile dello stesso Tribunale di Chieti, emessa lo scorso 19 settembre, che ha invece ritenuto la Provincia di Chieti responsabile con un concorso del 50 per cento sul tragico incidente, con il riconoscimento del relativo risarcimento ai familiari. La mamma, assistita dall’avvocato Andrea Piccoli del Foro di Treviso, e dallo Studio 3A (società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità), si riserva di leggere con attenzione le motivazioni della sentenza, di cui ieri in aula è stato letto soltanto il dispositivo. Restano, dice la signora, «tristezza e dolore per il fatto che la giustizia penale non abbia nemmeno voluto approfondire i fatti, che pure il “braccio civile” dello stesso tribunale ha giudicato con una sentenza diametralmente opposta di inequivocabile condanna, quanto meno per la corresponsabilità nell'accaduto». (a.i.)
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