I soccorritori al Foro di Ortona riportano a riva uno dei due corpi dei fratellini annegati

CHIETI

Fratellini cinesi affogati, chieste condanne a cinque anni

La tragedia dei bimbi annegati il giorno di Ferragosto del 2019. Il processo in tribunale vede come imputati i genitori e due dipendenti comunali

Condanna a cinque anni di reclusione ciascuno per i quattro imputati: è la richiesta del pm Natascia Troiano nel processo in corso davanti al giudice monocratico del tribunale di Chieti, Enrico Colagreco, per la morte dei due fratellini cinesi di 11 e 14 anni, annegati il giorno di Ferragosto del 2019 nel mare davanti alla località Postilli di Ortona (Chieti).

Gli imputati sono i genitori dei fratellini, una famiglia che vive da anni a Montesilvano (Pescara), e due donne, una dirigente del Comune di Ortona, e la responsabile unica del procedimento relativo all'affidamento del servizio di fornitura, posa in opera e manutenzione della cartellonistica balneare. Per tutti l'accusa è di cooperazione colposa in omicidio colposo.

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I genitori, fra l'altro, non avrebbero impedito che i due figli si tuffassero in acqua, nonostante le avverse condizioni ovvero il mare mosso, il vento teso e la forte risacca nella zona delle scogliere. Inoltre avrebbero omesso di esercitare un vigile controllo circa il posizionamento dei figli in acqua che una volta entrati in mare si allontanarono dalla riva, giungendo a ridosso delle scogliere dove hanno trovato la morte, affogando.

Quanto alle due dipendenti del Comune di Ortona, avrebbero violato l'ordinanza balneare numero 28/2019 della Capitaneria di porto di Ortona: in particolare la cartellonistica balneare, secondo l'accusa, non sarebbe stata posizionata in modo corretto sia con riferimento alla distanza fra i vari ombrelloni, sia con riferimento alle dimensioni dei cartelloni, sia con riferimento alla mancanza delle informazioni previste nell'ordinanza.

Secondo i difensori, gli avvocati Tommaso Marchese, Antonio Alessi, Italo Colaneri e Fabio Palermo, che hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti, la procura non ha provato in maniera precisa le responsabilità: nel caso dei genitori il padre ha tentato, senza riuscirci, di salvare i figli gettandosi in acqua, mentre la madre era con un altro figlio più piccolo. Per quanto riguarda le dipendenti comunali le omissioni loro contestate, ovvero il mancato collocamento in mare di boe e cartelli che indicassero il limite delle acque sicure e l'omessa attivazione di un servizio di salvamento, non hanno trovato alcun riscontro. Il processo è stato aggiornato al prossimo 4 aprile per le repliche.