«Gas metano nei terreni di Brecciarola»

Rischio esplosivo intorno all’impianto di carburanti dell’A24 chiuso da mesi, la contaminazione si è allargata

CHIETI. Rischio esplosivo e contaminazione da gas metano che si è esteso a macchia d’olio nei terreni intorno all’impianto di carburanti dell’area di servizio Brecciarola Nord sull’A24 chiusa per motivi di sicurezza. Sono dodici le particelle catastali di terreno interessate dall’emergenza: parliamo di migliaia di metri quadrati. E’ la bomba ecologica che incombe sulla città. A gennaio la Q8 ha comunicato di voler smantellare l’impianto sott’accusa e di voler procedere alla rimozione del terreno contaminato. Ma le indagini successive, eseguite dalla società Mares, hanno ampliato di molto la zona rossa e spinto il VII settore Ecologia, Ambiente ed Energia del Comune di Chieti a convocare, per il 30 giugno in via delle Robinie, una conferenza di servizi con enti e proprietari di terreni. Un vertice al quale sono stati invitati Regione, Provincia, Arta, Asl, la società Kuwait Petroleum Italia, la Mares, la Strada dei Parchi spa, le società Vifran e Blu degli impreditori Sarni e una serie di cittadini di Brecciarola direttamente interessati. Ma dai documenti in nostro possesso emergono retroscena inquietanti di questa emergenza di cui – aspetto davvero incomprensibile – la procura di Chieti non si è mai occupata pur esistendo gli estremi oggettivi di un reato di pericolo. La prima cosa che lascia interdetti è una data che compare sugli atti della convocazione della conferenza di servizi: 14-8-2003. Che cosa significa? Vuol dire che le procedure di bonifica di quell’area sono cominciate la bellezza di 12 anni fa. Per di più alla vigilia di Ferragosto. E in 12 anni siamo ancora all’anno zero, cioè la bonifica non è partita. Il 13 gennaio 2005 è un’altra data importante perché sui documenti si comincia a parlare di prodotti inquinanti dispersi. E di acque «emunte dal terreno e scaricate nel Fosso Calabrese». Ma anche allora la procura non intervenne. Andiamo avanti e arriviamo al 3 agosto del 2012 quando entra in scena la società Mares, incaricata dalla Q8 per «ridefinire gli obiettivi di bonifica» con «indagini di caratterizzazione ambientale», che vengono svolte e, il 18 settembre del 2014, portano la società petrolifera ad avvisare il Comune e il sindaco, Umberto Di Primio, che «durante i rilievi di gas interstiziale del sottosuolo sono stati riscontrati valori significativi di esplosività riconducibili alla presenza nel sottosuolo di gas metano». Ma passeranno altri cinque mesi prima che la Mares informi il Comune che: «Non essendovi le condizioni di sicurezza per riprendere l’esercizio è intenzione della Q8 di smantellare l’impianto di carburanti». E ancora: «Nell’ambito del procedimento di bonifica si prevede di procedere alla rimozione diretta del terreno in corrispondenza delle aree più contaminate». Che però, secondo un nuovo documento datato 14 maggio scorso, «si estendono alle zone agricole esterne al sito». E’ la stessa Mares che elenca 12 particelle del foglio catastale numero 50, che vanno ben oltre i 13mila metri quadrati dell’area di servizio. E che inducono ad una deduzione finale: e se la contaminazione non dipendesse da perdite dell’impianto o, come ha sospettato l’Arta, dal rovesciamento di un Tir di gasolio avvenuto anni fa a Brecciarola? L’ipotesi allarmante che si fa strada è che dal terreno fuoriesca gas a pressione da un giacimento presente nel sottosuolo di Brecciarola.