l’attacco dell’opposizione comunale 

Guardiagrele ancora senza un palasport, la giunta sotto accusa

GUARDIAGRELE. Il gruppo consiliare di minoranza Guardiagrele il bene in comune denuncia «l’inerzia finora dimostrata dall’amministrazione di centrodestra in merito alla costruzione del nuovo...

GUARDIAGRELE. Il gruppo consiliare di minoranza Guardiagrele il bene in comune denuncia «l’inerzia finora dimostrata dall’amministrazione di centrodestra in merito alla costruzione del nuovo palazzetto dello sport. A tre anni e mezzo dall’insediamento, con soldi e progetti pronti nel cassetto», sottolinea il gruppo, «dell’impianto sportivo non c’è ancora nessuna traccia, quando invece poteva essere già finito. Hanno contestato il progetto della precedente amministrazione sostenendo che era costoso e invece di abbassare i costi con il contributo chiesto alla Stato, li hanno aumentati, portandoli da 2,5 milioni di euro a 3,2».
Il gruppo dell’ex sindaco Simone Dal Pozzo ricorda poi che l’attuale giunta, dopo aver ottenuto un finanziamento di 700mila euro, non è stata capace di finire il progetto e di andare in gara, ottenendo come risultato, la perdita dello stesso. «Ora in cassa ci sono ancora i 2,5 milioni di euro trovati 42 mesi fa, ma il progetto iniziale non va più bene perché i costi sono aumentati», continua l’opposizione comunale, «l’amministrazione se la prende con il progettista, ma avrebbe invece dovuto solo andare avanti con quello che aveva trovato. Il nostro era infatti il progetto di una struttura sportiva omologata dal Coni nel 2020, energicamente autosufficiente, pronto anche per emergenze di protezione civile. Invece oggi il nuovo progetto non è ancora approvato e, chi lo sta verificando, ha già accertato decine di non conformità».
Guardiagrele il bene in comune evidenzia infine che oggi chi fa sport è costretto ad emigrare altrove e Guardiagrele, come ci si aspettava, invece di essere guida e riferimento per gli altri Comuni, va al traino di chi corre più veloce. «Per l’attuale amministrazione comunale», conclude il gruppo di Dal Pozzo, «non regge più nessuna scusa: volevano solo cancellare ogni traccia del lavoro di chi c’era prima di loro e oggi si ritrovano con un pugno di mosche in mano».
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