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Guardie armate in municipio Di Lena: scelta sbagliata

VASTO. «In questa vicenda non sono in discussione, in alcun modo, qualifiche e professionalità della società Aquila, di altre ditte o delle guardie giurate come categoria di lavoratori, ma l’affidame...

VASTO. «In questa vicenda non sono in discussione, in alcun modo, qualifiche e professionalità della società Aquila, di altre ditte o delle guardie giurate come categoria di lavoratori, ma l’affidamento del servizio di sorveglianza armata a un istituto di vigilanza privata». Il tenente Antonio Di Lena interviene dopo la nota diffusa dalla società ortonese in seguito alle dichiarazioni del segretario territoriale del Diccap il quale, facendosi portavoce del disappunto dell’intero comando di corso Italia, aveva manifestato alcune perplessità per la scelta dell’amministrazione comunale di affidarsi ai vigilantes dopo la tentata aggressione ai danni del sindaco Luciano Lapenna.

Il sindacalista ha sollevato ragioni di opportunità visto che il Comune è dotato di personale interno, cioè la polizia municipale, che tra i suoi compiti annovera anche il servizio di vigilanza e di protezione della casa comunale. «Le motivazioni del provvedimento che affida il servizio di vigilanza armata alla società Aquila, impegnando la spesa di 8.375 euro fino al 31 dicembre, appaiono prevalentemente e anzi sostanzialmente diverse dai compiti delle guardie giurate», precisa l’ufficiale, «se le finalità della determina dirigenziale sono quelle di contrastare fenomeni di violenza contro le persone quali amministratori e dipendenti, e non solo o non principalmente reati contro il patrimonio, l’affidamento del servizio di sorveglianza armata a un istituto di vigilanza privata appare quantomeno discutibile, atteso che le qualifiche di polizia giudiziaria e le relative attività di iniziativa che possono essere poste in essere (un arresto, una perquisizione ecc.), in caso di reati contro la persona, non sussistono in capo alle guardie giurate. Questa limitazione di qualifica e di competenze esiste nel nostro ordinamento per volontà del legislatore, non della polizia municipale».

Anna Bontempo

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