la polemica

Guerra del porto Ortona dice no ai fanghi pescaresi

Il sindaco D’Ottavio: solo i nostri. Tiberio la pensa come lui, ma l’industriale Ranalli dice: basta con i campanilismi

ORTONA. Nuove banchine con la sabbia del dragaggio, un'opportunità che difficilmente qui si faranno sfuggire, visto che in ballo ci sono oltre 9 milioni di euro con il nuovo Piano regolatore portuale. Ma i problemi cominciano quando si parla dei fanghi provenienti dal porto canale di Pescara, perchè anche un referendum tra gli ortonesi restituirebbe un no chiaro e tondo all'ingresso nello scalo di sabbie che già vengono bollate di sospetto inquinamento a prescindere da qualsiasi analisi chimica. Tra gli imprenditori attivi al porto si fa strada anche un'altra convinzione, che utilizzare sabbie residuate da dragaggi di fondali che non siano quelli ortonesi riempirebbe anzitempo le vasche di colmata. Sorgerebbe infatti il problema di come e dove smaltire le sabbie risultanti da futuri dragaggi dello scalo di San Tommaso, che solo in parte sarebbero adatte al ripascimento dei litorali intorno al bacino portuale. Appena uscito dal municipio, il sindaco Vincenzo D'Ottavio si sofferma con una battuta sull'argomento, «siamo favorevoli alle colmate, purché avvengano con le nostre sabbie», dice. Sembra già di intravedere la linea che seguiranno al Comitato del porto, che del consiglio comunale e quindi dei suoi equilibri tra maggioranza e minoranza segue le dinamiche. Proprio ieri sera, giacché l'ammodernamento del porto è la pentola più ribollente in città, si è riunito in una seduta al momento informale l'organismo consultivo presieduto da Ennio Tiberio. Sui fanghi di Pescara è troppo presto per dire, ma il presidente non lascia dubbi sul parere finale. «E' noto», spiega, «che il Comitato è storicamente a favore delle colmate per ampliare gli spazi a disposizione per le operazioni portuali, un indirizzo che personalmente non vedo come possa essere ribaltato. Le sabbie provenienti da Pescara», aggiunge, «sono un altro discorso. Il responso verrà alla fine di un dibattito collegiale che coinvolgerà i venti componenti del Comitato, tutti portatori di interessi sulla gestione dello scalo marittimo». Bisognerà insomma attendere il parere del gruppo misto tra imprenditori e specialisti di portualità per capire se l'amministrazione comunale si troverà, o meno, alle prese con un via libera ai fanghi del porto canale. Ma Tiberio aggiunge un elemento trasversale, che rompe lo schema semplicistico del sì o del no alle sabbie pescaresi. «Le leggi», osserva, «distinguono tra le varie qualità di materiale per colmate e ripascimenti. Ponendo la questione in questi termini, è possibile che determinate sostanze provenienti dai dragaggi che ci possono potenzialmente interessare non siano compatibili con l'uso che se ne dovrà fare nel nostro porto. Per ora», Tiberio stringe il suo discorso verso le conclusioni, «il punto inamovibile è la penuria di banchine che va rettificata con l'aggiunta di nuovi spazi al molo Nord. E le vasche di colmata con struttura in metallo o con massi naturali sono la soluzione che consentirebbe di cogliere l'occasione dei 9 milioni e mezzo di finanziamento». Un passato intenso da presidente della sezione Trasporti di Confindustria teatina, Giuseppe Ranalli rimane tra i principali:«Il porto ha bisogno di banchine che necessitano di materiale per essere costruite. La normativa lo consente e quindi con meno spese si risolvono due problemi. Non è importante la provenienza», aggiunge, «ma riempire le vasche di colmata e creare nuovi spazi, cosi si genera lo sviluppo. E il campanilismo deve restare fuori da queste decisioni».

Francesco Blasi

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