Honda di Atessa, accordo sugli esuberi incentivati

Riunione-fiume tra azienda e sindacati, condiviso il percorso della crisi. Rivisto il numero dei tagli che da 303 passa a 277

ATESSA. Da agosto al 30 novembre 2012 soltanto un numero massimo di 100 dipendenti Honda, e solo su base volontaria, uscirà dallo stabilimento della casa nipponica in contrada Saletti. È questo il primo risultato raggiunto da azienda e sindacati dopo la riunione-fiume di ieri che aveva come unico punto all'ordine del giorno la questione degli esuberi.

Nelle scorse settimane la dirigenza aziendale aveva annunciato la necessità per la Honda di andare incontro a 303 esuberi su 647 dipendenti, una vera e propria “mannaia” che si era abbattuta quasi a sorpresa sullo stabilimento Honda di Atessa, la prima fabbrica dell'automotive insediata in Val di Sangro ben 41 anni fa.

Ieri si è arrivati ad un verbale di accordo in cui si esplicita che saranno al massimo 100 lavoratori ad andare in mobilità volontaria, peraltro dietro un congruo incentivo da parte dell'azienda. La dirigenza Honda non ha voluto specificare il quantitativo dell'incentivo, ma i sindacati parlano di «cifra importante, in linea con i migliori incentivi definiti finora sul territorio».

Saranno dunque al massimo 100 operai i primi fuoriusciti dalla fabbrica che produce moto, scooter e motori power Honda. Gli incentivi andranno a seconda dell'età e del momento in cui il lavoratore decide di uscire dall'azienda.

Intanto la Honda ha rimodulato il numero degli esuberi, passati da 303 a 277. Questo perché nel frattempo qualche operaio è già andato via approfittando degli accordi di mobilità volontaria già in vigore e perché l'azienda ha risolto il rapporto con tre manager che contavano, a livello di costi, come 13 dipendenti ordinari. Inoltre il calcolo è stato rivisto in base ad alcuni studi interni. «Stiamo condividendo con l'azienda un percorso fatto di gestione della crisi, condivisione del progetto Honda Italy e patto con la casa madre per arrivare a dopo il 2016», commenta Nicola Manzi, Uilm-Uil, «per noi è fondamentale non stravolgere l'attuale natura dello stabilimento». «Quello di oggi (ieri per chi legge ndc) è un primo passo per cercare di costruire un accordo che valga per tutti i lavoratori», interviene Domenico Bologna, Fim-Cisl, « abbiamo condiviso la soluzione della mobilità volontaria, ma il nostro lavoro per cercare di cambiare il piano industriale della Honda continua». Soddisfatta la Fiom. «L'accordo è positivo», giudica Davide Labbrozzi della segreteria provinciale Fiom-Cgil, «perché si apre concretamente una fase di ragionamento per la realizzazione di un progetto industriale. La strada è ancora in salita, ma riteniamo che si possa giungere ad una soluzione positiva senza arrivare alla “macelleria sociale”».

Gli incontri sulla Honda intanto proseguono: oggi i sindacati sono attesi in Regione, mentre il 31 è prevista un’altra riunione con la dirigenza.

Daria De Laurentiis

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