I cacciatori a scuola di gestione del territorio

Lezioni dell’Urca a 150 iscritti. Il presidente Salvi: niente più sport ma conservazione della fauna

LAMA DEI PELIGNI. Sono 150, sono cacciatori e vanno a lezione per diventare “gestori del territorio”. Cambiano i tempi e le doppiette modificano il loro approccio, quella che è la visione dell’arte venatoria, che punta sempre più a rispettare l’ecosistema. Così almeno sostengono gli interessati.

A proporre il cambiamento nell’approccio con la caccia è la sezione della provincia di Chieti dell’Urca, l’Unione regionale cacciatori dell’Appennino, in collaborazione con Federcaccia e Provincia di Chieti con una serie di attività finalizzate a “formare” i cacciatori sul campo, nella convinzione che solo attraverso la conoscenza del territorio in cui si opera e delle specie si può giungere a una diversa concezione della caccia, che possa coniugare una passione con il rispetto dell’ecosistema, e approdare a una gestione venatoria ispirata ai principi di conservazione e fondata sulla pianificazione e sull’uso oculato di quelle che sono le risorse faunistiche.

Una filosofia che ha già conquistato un pubblico numeroso, visto che 150 cacciatori stanno frequentando in questi giorni di calura estiva il “Corso per cacciatori di selezione”, il cui modulo conclusivo si terrà prima a Lama dei Peligni e poi a Chieti, rispettivamente il 3 e 4 agosto, mentre esami e valutazione dell’apprendimento delle lezioni sono in programma per il 10 agosto. Insomma, una selezione con tanto di promossi e bocciati anche tra le doppiette.

«La nostra è un’associazione orientata alla conservazione degli ecosistemi», sottolinea Nicola Salvi, presidente provinciale dell’Urca, «che concepisce la caccia non come uno sport ma una forma di gestione del territorio che risponde ai principi di conservazione della risorsa naturale rinnovabile costituita dalla fauna. L’attività venatoria, dunque, secondo noi deve essere attuata in base a criteri economici e conoscenze riguardanti la biologia e gestione della fauna, privilegiando la caccia di selezione dei cinghiali e dei grandi predatori per contribuire a una naturalità sempre più diffusa basata sulla presenza programmata di tutte le specie, faunistiche e floristiche».

Teresa Di Rocco

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