I consumi scendono a picco

Meno acquisti nei settori elettrodomestici e mobili

CHIETI. Non andava così da quarant’anni. La spesa delle famiglie va a picco, sfuma l’amore per lo shopping, e a patirne, con un calo dell’8 per cento, sono in particolare l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, insieme agli investimenti per la manutenzione della casa. Via anche, sorpresa anticonformista nella società del telefonino-porta-teco, la passione per computer e cellulari.

Eccolo qua il nuovo budget familiare con le sue inedite voci di consumo. Le ha passate al setaccio su scala locale Confcommercio Chieti, prendendo spunto da una analoga indagine del proprio Centro studi nazionale sull’intero paese.
«La nostra provincia», osserva il presidente della Confcommercio teatina, Angelo Allegrino, «è specchio fedele dei consumi delle famiglie italiane. Riflette in pieno, infatti, i risultati dell’indagine condotta dall’ufficio nazionale. Il biennio relativo agli anni 2008-2009 si conferma il periodo più difficile degli ultimi quarant’anni».

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Se nel 2008 la spesa s’era raffreddata dello 0,8 per cento, nel 2009 la tendenza sale all’1,8 per cento. Un dato che sembra non trovare eco negli anni appena trascorsi, se non nel 1993, quando la spesa delle famiglie si contrasse del 3 per cento.
«Nell’ultimo anno», continua Allegrino, «è sceso in modo drastico il consumo per le comunicazioni, sia nell’acquisto di hardware, computer e altri accessori informatici, che di servizi. La riduzione sfiora il 5 per cento, a fronte dell’aumento costante che si era consolidato negli ultimi anni. Basti pensare che nel 2008 l’incremento era stato del 4 per cento. Gioca qui la progressiva diminuzione dei prezzi nel comparto».

Il 2009, stando all’associazione di commercianti della provincia, è stato l’anno più deprimente soprattutto per quel che concerne la spesa delle famgilie in acquisto di mobili, elettrodomestici e per la manutenzione della casa. Qui si parla del meno 8 per cento rispetto al 2008, quando già la curva aveva iniziato a volgere verso il basso, con un meno 2 per cento. E giù anche l’abbigliamento, meno 4 per cento.

«Così come», aggiunge Marisa Tiberio, referente per Confcommercio nel capoluogo, «scendono i consumi sulla spesa alimentare, con un meno 3,5 per cento, per gli alberghi e per i ristoranti, meno 3 per cento».

POCHI IN FAMIGLIA.
Le uniche voci di spesa in aumento, sempre stando all’indagine di Confcommercio Chieti, sono quelle per i trasporti, con un più 1 per cento, istruzione, più 1,5 per cento, e sanità, più 2 per cento. In quest’ultimo caso gioca l’invecchiamento generale della popolazione, che spinga a un più frequente ricorso ai rimedi scientifici. C’è un dettaglio che fa riflettere. Aumenta la spesa per l’abitazione, in affitti e utenze, con un balzo in avanti del 2 per cento.

Ed è storia dei nostri giorni, visto che, diminuendo in media il numero di componenti di un nucleo familiare, vengono meno le economie di scala tradizionali.
Il pensiero corre subito a separazioni e divorzi, diventati causa di nuove povertà, come hanno spesso sottolineato diverse ricerche. Le spese obbligatorie, in conclusione, come quelle per affitti, utenze, servizi bancari e assicurativi, oggi rappresentano la fetta più alta dei consumi delle famglie. Incidono per oltre il 30 per cento del budget disponibile.
Nel 1970, ben quarant’anni fa, l’incidenza si fermava a 15 punti percentuali.

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