San salvo

I quattro arrestati per spaccio non rispondono al giudice

VASTO. È durato pochi minuti, ieri mattina, l’interrogatorio di garanzia di Giovanni Giuliano, 35 anni, Ciro Manna, 26 anni, e Carlo Libero, 28 anni, i tre giovani di San Salvo arrestati venerdì con...

VASTO. È durato pochi minuti, ieri mattina, l’interrogatorio di garanzia di Giovanni Giuliano, 35 anni, Ciro Manna, 26 anni, e Carlo Libero, 28 anni, i tre giovani di San Salvo arrestati venerdì con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti. I tre, comparsi davanti al Gip Stefania Izzi nel carcere di Torre Sinello qualche minuto dopo le 9, su consiglio dei legali, gli avvocati Marisa Berarducci, Antonello Cerella e Carmine Petrucci, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Lo stesso ha fatto Vincenzo Barra, 45 anni, di San Severo, interrogato per rogatoria nel carcere di Foggia.

Le accuse dei carabinieri contro i quattro sono supportote da lunghe e articolate intercettazioni telefoniche disposte dai pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani dopo l’interrogatorio di Vito Pagano poche ore dopo l’omicidio di Albina Paganelli. Fra l’omicidio e l’operazione che ha portato il quartetto in carcere non c’è nessun collegamento. Tuttavia, da alcune dichiarazioni di Pagano è scaturita l'indagine antidroga.

«È assolutamente necessario leggere attentamente il fascicolo prima di poter prendere qualsiasi decisione. Al momento è inopportuno qualsiasi commento», afferma l'avvocato Berarducci. Sia il legale che gli altri due colleghi si riservano di presentare al Gip istanze di remissione in libertà. Per il momento Giuliano, Manna e Libero restano in carcere.

Le indagini dei carabinieri sono durate quattro mesi. I militari hanno seguito a gli spostamenti degli indagati camuffandosi da corridori, operai e agricoltori. Proprio in un campo di mais alla periferia di San Salvo, i militari hanno visto uno dei sospettati raccogliere un involucro contenente eroina. I colloqui telefonici con Vincenzo Barra hanno fatto il resto. Il linguaggio usato era piuttosto esplicito. Sicuri di non essere sospettati i quattro non hanno usato messaggi criptati.

«Sta di fatto che nè a casa del mio cliente nè, stando a quanto mi risulta, a casa degli altri è stata trovata droga», ribadisce l’avvocato Berarducci. (p.c.)

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