I redditi più alti nel borgo dei pastai

Fara San Martino è primo in provincia per ricchezza dei residenti: 12.385 euro a testa

FARA SAN MARTINO. Ricchezza, reddito e remunerazione del capitale. Se raffigurato in un piano cartesiano, il “fattore R” a Fara San Martino avrebbe lo stesso andamento della escursione altimetrica che pone il paese al primo posto nella provincia di Chieti: in pochi chilometri quadrati di territorio, infatti, si passa dai 440 metri di altitudine del centro abitato ai 2.793 della vette altere della Maiella, attraversando il Vallone di Santo Spirito, la zona di Macchia Lunga e la Valle Cannella. Una retta con una crescita esponenziale rispetto all’ascissa e all’ordinata. La stessa impennata di questi anni che ha fatto registrare il “fattore R“ che si materializza nell’abbondanza, appunto, di ricchezza, reddito e remunerazione del capitale investito che c’è in paese, tanto da consegnare a Fara lo scettro di comune più ricco del Chietino, secondo in regione solo a Pescara.

Qui ciascuno dei 1.542 residenti percepisce un reddito medio di 12.385 euro. Se si considerano solo i dichiaranti Irpef, che sono 843, ossia il 54,7% della popolazione, quella somma sale a 22.655 euro. Un record, ottenuto grazie al fatto che il 90% dei residenti lavora nei quattro pastifici, alcuni de quali ancora artigianali, che hanno fatto di Fara una delle capitali del mondo nel settore alimentare. Qui è facile imbattersi in famiglie dove tre componenti su quattro sono occupati e che col tempo sono riusciti a comprarsi una villetta. Nelle quattro aziende sono almeno mille i lavoratori in attività, considerando anche il personale dell’indotto. «Siamo fieri di questo record», dice Antonio Tavani, ex sindaco per due mandati consecutivi e ora vicepresidente della Provincia, «che premia una popolazione operosa e che ha fatto tanti sacrifici. Qui c’è un’etica consolidata del lavoro: prima di fare la pasta si facevano le coperte e ci si dedicava all’agricoltura e alla pastorizia. Ma per stare oggi ancora meglio, forse in passato avremmo dovuto realizzare un villaggio per i lavoratori, come è stato fatto con la Siv a San Salvo. Non un ghetto o una caserma», chiarisce Tavani, «ma la risposta alla necessità di abbinare al grande sviluppo industriale dei pastifici una politica di responsabilizzazione del territorio. Non abbiamo colto questa opportunità che ci avrebbe consentito di catturare più residenti in paese ed evitare il fenomeno dello spopolamento, ma la struttura orografica del territorio non permette di fare granché. Tante case nel centro storico sono oggi inutilizzate. Però se immaginiamo che cosa sarà questo paese fra trent’anni, facciamo in fretta a dire che ci sono le carte in regola per salvarsi, visto che come Comune si è fatto tanto nella creazione dei servizi».

Per Pasquale Galante, responsabile delle relazioni esterne della De Cecco, il record dei redditi «significa che la nostra azienda, che è poi la più grande, è riuscita a pensare da un piccolo paese al mondo intero, dando così tante opportunità di crescita ai lavoratori. E’ una sfida che porteremo sempre avanti nell’interesse di questo borgo e dell’Abruzzo». «E’ vero che Fara ha un reddito alto», dice Pietro Rotunno, titolare della Bioalimenta, azienda specializzata nella produzione di alimenti senza glutine, «con le industrie pastaie che danno piena occupazione al paese. Ma non solo: c’è anche personale che viene da fuori. Le aziende retribuiscono puntualmente i lavoratori. In ogni famiglia ci sono più componenti che lavorano nei pastifici. E poi ci sono le cooperative che forniscono i servizi a tutte le aziende e che completano l’impiego dei residenti». Secondo Lorenzo Cocco, titolare del pastificio Giuseppe Cocco, «la verità è che grazie alla pasta lavorano tutti e hanno un buon reddito. Ed è così da tanti anni e durerà ancora. Siamo la capitale della pasta e ne siamo contenti. E’ una cosa bella. Ma per andare sempre meglio sul reddito dovremmo superare anche Pescara: migliorandoci, potremo riuscirci».

«Questo record», sostiene Luca Ruffini, amministratore della Delverde, «è dovuto al fatto che qui c’è una grande professionalità storica tra i lavoratori. La manodopera è davvero specializzata in un contesto ambientale unico con l’acqua che è l’elemento principale di questo successo». Don Emiliano Straccini è il parroco del paese. Da cinque anni si è fatto promotore del precetto pasquale dei lavoratori, un’appuntamento nel quale il vescovo Bruno Forte indirizza un unico messaggio alla presenza di tutte le maestranze dei pastifici. «Dire che Fara è al primo posto per reddito ci invita a pensare che il paese possa essere al primo posto anche per capacità di solidarietà e di attenzione verso gli altri. Quando si punta solo alla ricchezza materiale impoveriamo paradossalmente la persona, il suo presente e il suo futuro. Una ricchezza che può dare una certa stabilità economica», sottolinea don Emiliano, «non ci deve mai far perdere di vista ciò che fa grande l’uomo: l’attenzione all’altro con il cuore rivolto in particolare ai poveri e ai bisognosi. Poiché Fara non è un’isola, dobbiamo essere solidali con le realtà dove la disoccupazione è una grande piaga e dove è messa a repentaglio la famiglia e il futuro dei giovani». Per il sindaco, Giuseppe Di Rocco, quel primo posto nella classifica dei redditi, fa di Fara San Martino una sorta di mosca bianca. «Sono orgoglioso di essere primo cittadino di un paese che produce e che sta bene. Qui la disoccupazione è vicina allo zero anche se resta il neo del lavoro femminile: le donne vengono tenute un po’ a margine, forse perché non riescono a garantire sufficienti coperture negli impegni lavorativi richiesti. E poi non è detto che le aziende di Fara assumano lavoratori di qui: le industrie, ovviamente, fanno selezione sulle professionalità che un paese piccolo come il nostro non riesce a garantire in tutti gli aspetti professionali e tecnici».

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