"I risultati della ricerca sono importanti"

Musiani (Cesi) replica a Primavera: 18 studiosi della D’Annunzio tra i primi 70 in Italia

CHIETI. «Quale flop della ricerca, i nostri risultati sono importanti». Piero Musiani, direttore del Centro di scienze dell’invecchiamento della Fondazione Università d’Annunzio, decano della ricerca italiana, rompe il tradizionale riserbo e scende in campo a difeda dei suoi ragazzi. Dati alla mano risponde al presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, che ha criticato i risultati della ricerca teatina in un’intervista al Centro.

«Quando sono venuto da Roma a Chieti», dice Musiani, «qui esisteva quasi il nulla, men che meno spazi per la ricerca». Uno sfogo amaro prima di sorridere quando cita i 18 ricercatori dell’università d’Annunzio, dell’area medica e biologica, che risultano tra i primi 70 della penisola nella Top Italian Scientists della Via Academics.

Continua sottolineando come la ricerca del suo centro piaccia nel mondo. «Le ricerche svolte nel Ce.S.I.», continua Musiani, «hanno prodotto risultati che sono stati giudicati estremamente validi dalla comunità scientifica internazionale e hanno comportato la pubblicazione solo nel 2010 di 74 lavori in riviste internazionali con impact factor superiore a 3,0. Rispetto al 2009 il numero di pubblicazioni è aumentato del 20 per cento e 16 lavori su 74 studi sono stati pubblicati su riviste con impact factor eguale o superiore a 10».

Che cos’è l’impact factor? «E’ un indice», risponde Musiani, «relativo alla diffusione, lettura e quindi validità di una determinata rivista. Solo una o due riviste italiane hanno un impact factor superiore a 3,0».

Studi e lavori di 130 uomini di cervello per capire come e quanto aiutare a invecchiare meglio, con ricadute enormi in risparmi sociali e sanitari.

«Il costo medio onnicomprensivo per ogni lavoro pubblicato su questo tipo di riviste scientifiche», continua, «non può essere valutato, visto che mancano data base adeguati. Tale costo è, tuttavia, considerevole e dai dati interni al Ce.S.I risulta che, per ottenere i risultati da noi raggiunti, la somma annuale corrisposta dalla Fondazione deve essere maggiorata di circa 4 volte».

Quindi Musiani racconta come il Ce.S.I dall’università prenda fondi pari a 1/5 di quelli ottenuti ogni anno e che bisogna lavorare davvero bene per finanziarsi con ministero, Comunità europea, associazioni e altri finanziatori in questo periodo di crisi economica.

«Ogni nostra unità operativa », racconta il direttore del Ce.S.I., «reperisce i fondi necessari per le ricerche da progetti del Miur, ministero per l’università e la ricerca scientifica, come i Prin, Firb e talora i Far, ma anche dalla Comunità Europea o da altre realtà pubbliche e private. Accedere a tali fondi è diventato sempre più competitivo, data la crisi economica, che ha comportato drastici tagli trasversali. Nel 2010 nel nostro centro si è sviluppato il progetto europeo Eucaad, consorzio per lo sviluppo di anticorpi antitumorali, coordinato dal Karolinska Institute di Stoccolma con 5 partners accademici e 4 industriali. Nello stesso anno Carlo Patrono ha terminato il coordinamento del progetto Europeo Eicosanox, rilevante per le malattie cardiovascolari, cerebrali e neoplastiche, nell’ambito del 6º Programma Quadro dell’Unione europea».

«Posso così dire con fermezza », conclude, «che ritengo l’investimento sul Ce.S.I. fruttuoso e fruttifero».

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