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I sindaci: fermate l’invasione di cinghiali

Proteste contro la Regione: bisogna cambiare subito il regolamento, se il selecontrollo non riparte subito sarà un disastro

ROCCASCALEGNA. «Non possiamo aspettare oltre: il regolamento venatorio per la gestione dei cinghiali sul territorio va modificato subito, così come ci era stato promesso dalla Regione e come si era impegnato a fare l’assessore all’agricoltura e caccia, Dino Pepe». Il sindaco di Roccascalegna, Domenico Giangiordano, torna ancora una volta sulla battaglia contro la proliferazione e la presenza indiscriminata dei cinghiali nel territorio del Sangro Aventino, sostenuta a gran voce da una sessantina di sindaci di un territorio vastissimo, con un bacino di 150mila abitanti e che va dalle montagne fino alla costa. «A quest’ora il regolamento sarebbe già dovuto essere approvato», attacca Giangiordano, «e invece ci troviamo ancora a temporeggiare, come mai? Nel frattempo si è chiusa la stagione della caccia e le nostre strade, i terreni coltivati e perfino le aree urbanizzate dei nostri comuni torneranno ad essere invasi dai cinghiali. Se il selecontrollo non riparte subito saremo un’altra volta punto e a capo e tutti i sacrifici fatti finora per cercare di contenere il fenomeno saranno stati vani».

I sindaci erano stati convocati il 7 dicembre scorso direttamente nella terza commissione regionale per decidere, assieme a persone e associazioni di competenza, sulle modifiche da apportare al regolamento direttamente nel momento della sua stesura. Ma la legge, inspiegabilmente, tarda a essere promulgata e del rinnovo del regolamento non si sa nulla. Il tutto con un grande dubbio che attanaglia le fasce tricolore: lo strapotere degli Atc, Ambiti territoriali di caccia che potrebbe prevalere sulle scelte da intraprendere. Il timore è che gli Atc non solo vogliano gestire l’attività venatoria, ma anche pianificarla, compito che invece per i sindaci spetterebbe alla Regione.

«Dall’ultimo incontro di dicembre», interviene Mario Troilo, sindaco di Archi e veterinario, «noi sindaci siamo usciti schifati. Ci aspettavamo che qualche ostacolo alla modifica del regolamento (che insiste tra le altre cose sull’alleggerimento di alcune procedure, sulla necessità della caccia a braccata anche in aree non vocate e piani faunistici di competenza della Regione, ndc) sarebbe arrivato dalle associazioni ambientaliste che, invece, si sono dimostrate comprensive sull’emergenza, anche se continuano a sostenere metodi non drastici. I peggiori ostacoli sono invece arrivati da altre parti: piuttosto che far prevalere il buon senso sono prevalsi interessi economici ed elettorali. Le modifiche proposte andavano nel verso di gestire un problema di incolumità e sicurezza dei cittadini, oltre che economico, applicando la migliore soluzione evitando di sovraccaricare di norme e sottonorme l'attività venatoria che è già ampiamente regolamentata. Evidentemente questa cosa scontenta parecchi». «Una cosa è certa», conclude Giangiordano, «non ci fermeremo».

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