Il commercio equo approda al Gonzaga

Gli studenti dell’Istituto imparano i meccanismi di vendita della merce prodotta in zone povere

CHIETI. I ragazzi dell’istituto superiore “Isabella Gonzaga” dicono sì al fairtrade. Letteralmente “commercio equo”, il fairtrade è una compravendita che rispetta la dignità umana poiché, a differenza delle multinazionali che sfruttano i lavoratori, assicura ai produttori un guadagno dignitoso e, quindi, uno stile di vita migliore. Gli studenti del “Gonzaga”, e in particolare quelli che frequentano la seconda classe sezione N, hanno imparato a conoscerlo grazie a tre volontarie della bottega “Un mondo alla rovescia”, che si trova in via Pollione, che si sono recate a scuola per spiegare agli studenti le dinamiche di questo tipo di commercio. I ragazzi hanno imparato così a calcolare il prezzo di un prodotto del commercio equo, che viene diviso in quattro parti. Prendiamo, ad esempio, il caffè: il 27% è per l'importazione, il 23% è per la bottega, l'8% per l'imballaggio e il 42%, la parte maggiore, è il guadagno del produttore, il quale, spesso, proviene dalle zone più povere del mondo. Inoltre, altro vantaggio di questo tipo di scambio, i prodotti commercializzati tutti i giorni dalle grandi marche contengono pesticidi e fertilizzanti chimici, nocivi per la nostra salute, mentre quelli equo-solidali vengono prodotti in modo naturale e salutare, non danneggiando le persone coinvolte nella lavorazione, i consumatori, né tantomeno l'ambiente. C’è poi l’aspetto della ricaduta occupazionale, che pure è stato spiegato agli studenti. Il fairtrade, infatti, aiuta anche a creare posti di lavoro ed economia in aree mondiali disagiate e nel contempo destinare risorse ad importantissime campagne sociali. L’esempio citato è quello di un particolare riso indonesiano che dà alle donne, solitamente sfruttate e prive di diritti, la possibilità avere un lavoro e persino di diventare imprenditrici.