Il Comune dovrà risarcire la Casina dei tigli

Il tribunale: lavori di riqualificazione maggiori di quelli fissati dall’accordo La giunta Di Primio dovrà pagare 313 mila euro al gestore del locale della villa

CHIETI. Il Comune è stato condannato a pagare 313mila euro di risarcimento, più interessi di mora e spese di giudizio (da calcolare), al gestore della Casina dei Tigli, storico bar-ristorante, nel cuore della villa comunale, che dal 2007 ha ripreso a funzionare dopo anni di abbandono o di conduzioni poco adeguate. Lo ha detto il tribunale di Chieti, dopo cinque anni di contenzioso, che ha riconosciuto le ragioni di Luciano Aceto: l’imprenditore ha eseguito lavori di riqualificazione del rudere, superiori a quanto stabilito dall’accordo con il Comune.

Il Comune, quando alla guida della città c’era il centrosinistra con Francesco Ricci, emanò un bando per la riqualificazione del locale, chiuso da qualche anno e finito nell’incuria totale, dopo periodi di gestioni che si limitavano a vendere bevande e gelati ma senza che mai nessuno avesse investito un soldo per la riqualificazione di un locale che negli anni ’60-70 conobbe periodi di splendore, punto di riferimento e aggregazione di tante giovani generazioni di teatini.

La giunta di Ricci nel contesto di riqualificazione generale del parco pubblico decise di fare un bando per ridare vita anche al locale. L’occasione fu colta da Luciano Aceto imprenditore intraprendente proprietario di Amadeus, una delle pizzerie più grandi dello scalo. Il progetto per la riqualificazione del locale prevedeva un investimento di 600 mila euro, ma durante i lavori scoprì che le condizioni della Casina dei tigli erano peggiori di quanto apparissero: con problemi di fogne, di assestamento idrogeologico, solai cadenti. Una situazione che scoraggiò in un primo momento il proprietario che venne persuaso poi dalle insistenze dell’amministrazione dei centrosinistra che, volendo far ripartire il locale a tutti i costi, promise di pagare quelle opere che spettavano al Comune. Un accertamento tecnico preventivo e una stretta di mano suggellarono l’accordo.

Ma i soldi per Aceto non arrivarono. E l’imprenditore mise nero su bianco e citò il Comune davanti al tribunale civile incaricando l’avvocato di Pescara Tommaso Marchese. L’imprenditore chiedeva di essere risarcito perché costretto a investire più soldi di quanto preventivato, situazione che ki espose davanti alle banche e gli procurò molti danni. La sentenza che ha riconosciuto le sue ragioni a firma del giudice Camillo Romandini è arrivata qualche giorno fa.

La giunta Di Primio ha ereditato la lite continuando tuttavia a resistere in giudizio alle richieste dell’imprenditore e ora dovrà pagare quanto stabilito dal giudice.

Un salasso che non ci voleva per le casse municipali ormai a secco. Speriamo che il Comune adesso non faccia pagare ai teatini anche l’anticipo dell’acqua del 2014.

©RIPRODUZIONE RISERVATA