le carte

Inchiesta petrolio: «A Chieti dieci carichi lucani al giorno»

L’impianto Depuracque di San Martino entra nell’inchiesta di Potenza: nelle intercettazioni si parla anche del cattivo odore

CHIETI. Rifiuti provenienti dagli impianti petroliferi lucani finiti anche a Chieti Scalo. Tocca anche la nostra città l’inchiesta della Procura di Potenza sull’Eni di Viggiano da cui sarebbero partite 13.482 tonnellate di rifiuti liquidi provenienti dalle attività di estrazione del 2013 e del 2014 che sarebbero state trasportate nell'impianto della società Depuracque srl a San Martino. Società che, però, non figura tra gli indagati.

Le notizie arrivano dal Forum H2O i cui attivisti ricordano come, a stare a quanto ha pubblicato il Fatto Quotidiano, l’indagine abbia già toccato l’Abruzzo, interessando anche il direttore tecnico dell’Arta Giovanni Damiani. «Il cuore dell'inchiesta», sottolinea il Forum dell’acqua, «riguarda proprio la classificazione dei rifiuti provenienti dall’impianto lucano, che l'Eni dichiarava "non pericolosi" mentre la Procura di Potenza li ritiene "pericolosi"».

Tra le carte dell’indagine salta fuori anche la questione della puzza, più volte denunciata dai residenti dello Scalo. «Agli atti», riferisce il Forum, «ci sono intercettazioni in cui si parla di problemi di cattivi odori provenienti dai rifiuti che avrebbero interessato diversi impianti in cui venivano smaltiti i rifiuti prodotti dalle estrazioni, tra cui quello chietino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la questione dei cattivi odori era diventata un problema per gli indagati tanto che uno di loro avrebbe usato un tono di minaccia per l'impianto teatino in cui si sarebbero verificate problematiche odorigene causate dal rifiuto. In un'intercettazione, infatti, si parla chiaramente della Depuracque e dell'intento di togliergli il subappalto qualora le lamentele fossero continuate e se non avessero accettato 10 carichi al giorno».

Pochi mesi fa proprio i vertici di Depuracque, assieme ad esponenti del Consorzio di Bonifica Centro che gestisce il depuratore di San Martino, sono stati al centro di un'altra inchiesta, questa volta della Procura distrettuale antimafia di L'Aquila, che ha ipotizzato anche il traffico illegale di rifiuti. Tutto partì un anno fa da una denuncia del Centro innescata da una segnalazione del consigliere comunale del Pd, Filippo Di Giovanni, cui seguì una denuncia formale del sindaco, Umberto Di Primio, presentata ai carabinieri del Nas e all’Arta. L’odore nauseabondo, che aveva reso irrespirabile l’aria di Selvaiezzi e San Martino, finì al centro di due indagini giornalistiche del quotidiano degli abruzzesi. A distanza di poco tempo dal secondo dei due articoli scattò il blitz della Forestale. Era il 2 dicembre scorso. Gli avvisi di garanzia riguardarono Nicola Levorato, Enzo Orsatti e Gianluca Vaccarella della Depuracque; Roberto Roberti, Tommaso Valerio e Andrea De Luca, del Consorzio di Bonifica Centro; Virginia e Angelo De Cesaris e Antonio D’Angelo, rispettivamente delle società Ecologica Anzuca e Angelo De Cesaris srl, di Francavilla al Mare, e D’Angelo Antonio srl di Castel Frentano.

In concorso tra di loro, sono ancora indagati per traffico illegale di rifiuti. Nel decreto di perquisizione infatti si leggeva: «Emergono gravi indizi in merito a reati commessi negli impianti della Depuracque srl e del Consorzio di Bonifica Centro in via Mazzolari (in località Selvaiezzi a ridosso dell’Asse Attrezzato e del fiume Pescara, ndr)».

Come sarebbero stati commessi i reati contro l’ambiente? «Falsificando le analisi dei rifiuti, compilando o modificando i formulari dopo alcuni giorni, prendendo rifiuti provenienti da terzi senza conoscerne l’effettiva natura e non provvedendo ad un corretto ciclo di smaltimento degli stessi conferiti da terzi».

Ma ora spunta anche un collegamento con l’inchiesta del giorno, quella di Potenza.