L’addio a mister Scalingi «Resterai nei nostri cuori»

Castel Frentano: in tanti ai funerali del calciatore-allenatore dei giallorossi Il cordoglio della Virtus con Baroni, Maio e Leone. Alle esequie anche Gautieri

CASTEL FRENTANO. «Per me che in 37 anni in questa comunità ho celebrato più di un migliaio di funerali, questo è il più penoso. Dio è grande nell’amore e sa comprendere più di noi cosa c’è nel cuore dell’uomo». Anche il parroco don Costantino Parente era emozionato ieri durante il funerale di Massimo Scalingi, il 53enne giocatore-allenatore del Castel Frentano che si è tolto la vita giovedì. Gremita era la non piccola parrocchiale di Santo Stefano situata a qualche decina di metri dalla casa dei familiari di Massimo dove il “bomber”, che ha giocato anche in serie B nel Foggia di Zeman, ha deciso di farla finita.

Sotto una pioviggine, il feretro di Massimo è stato portato a spalla fino alla chiesa tra due ali di folla, ultimo riconoscimento all’amico e all’eterno ragazzo. Tante le maglie giallorosse, i colori sociali locali, richiamati da una corona di rose gialle e rossi anthurium messa sulla bara. Oltre ai giocatori del Castel Frentano, compreso il settore giovanile, erano presenti l’allenatore della Virtus Lanciano Marco Baroni, il vicepresidente Guglieelmo Maio, il ds Luca Leone l’ex mister della Virtus Carmine Gautieri, altri dirigenti. In chiesa i ragazzi con le maglie giallorosse sulle spalle si sono messi in gruppo sull’altare laterale del Rosaio, a qualche metro dal loro mister, quasi a volerlo accompagnare nell’ultima partita, magari a ricevere un lancio o a passargli la palla per un suo ennesimo scatto, un dribbling stretto e poi quel sinistro secco e preciso che per ben 501 volte ha gonfiato le reti dei campi di calcio.

Da qualche tempo il sorriso di Scalingi si era spento, forse questioni private o forse lo stesso calcio che non lo appagava più, erano diventate un ostacolo arduo da superare. Fatto sta che giovedì mattina ha detto basta a modo suo. Col retorico senno del poi molti si rammaricano di un aiuto silente richiesto e non capito, di una fase depressiva sottovalutata, d’insani propositi annunciati e considerati solo come uno sfogo. Invece Massimo non scherzava.

«Avremmo voluto che tu che hai vinto tante partite vincessi anche questo scontro con la morte», ha detto don Costantino aggiungendo: «vogliamo pregare affinché il Signore lo abbracci dandogli quella gioia che noi non abbiamo saputo dare e che non ha trovato in questo paese».

Scalingi lascia il figlio Michele, avuto dal primo matrimonio, la madre Carla, il papà Michele e il fratello Alfredo, massaggiatore della Virtus. Rimane nei commenti di tanti, la domanda dall’impossibile risposta: perché l’ha fatto? Scalingi era, fino a non molto tempo fa, un giovane solare. Il parroco ha detto rivolgendosi ai tanti giovani presenti: «Cari ragazzi la vita è bella, è un dono, pensiamo a quanti sono malati e vogliono vivere». All’uscita dalla chiesa undici palloncini di elio, con le fattezze di quei palloni tanto amati da Scalingi, sono stati liberati nel cielo.

Il sindaco Patrizia De Santis ha espresso l’intenzione dell’amministrazione comunale di intitolare l’impianto sportivo di via Olimpia a Massimo Scalingi. Durante la funzione religiosa la madre, identica al figlio nei tratti somatici, composta nel suo dolore pietrificato, poche volte ha distolto lo sguardo dalla bara in un colloquio intimo che non voleva interrompersi che mai s’interromperà.

Matteo Del Nobile

©RIPRODUZIONE RISERVATA