L’antica Corsea culla del commercio di Vasto

In regalo la foto di corso De Parma, punto di riferimento dei primi bottegai

CONTINUA l’iniziativa del Centro “Ieri & Oggi - Le città abruzzesi nell’album del tempo”.

Oggi in regalo c’è la foto d’epoca di corso De Parma, cuore del centro storico di Vasto, tra piazza Rossetti e Palazzo D’Avalos. Giovedì, sempre in regalo con il Centro, sarà la volta della foto di corso De Parma (stessa inquadratura) com’è oggi. Il giornalista nonché storico vastese Giuseppe Catania ha tracciato per l’occasione un ricordo della “città del Vasto”, con gli antichi fasti di corso De Parma.

Il centro storico della città di Vasto, oltre alla sua caratteristica configurazione architettonica, conserva ancora intatti i suoi elementi culturali e storici, che costituiscono altresì motivo di studio, proprio perché si ricollegano ai primordi, quando qui videro il sorgere di una fiorente civiltà. Prima ancora che venisse costruita la città dal Gastaldo Aymone di Dordona, da cui prese nome Guasto d’Aymone, dopo l’anno 803, l’antichissima romana Histonium, fiorente municipio, era già un centro attivissimo commerciale e politico.

Le alterne vicende del Guasto d’Aymone, fuso nel 1383 con il castello di Guasto Gisone, determinarono il sorgere di un nucleo abitativo attorno al castello medioevale (detto Caldoresco) che, con i suoi grossi sessanta pezzi di artiglieria, fulminava chiunque osasse avvicinarsi a questa terra. Nei pressi del castello fortificato, nella parte interna del centro abitato, delimitato dalla cerchia delle mura difensive, sorgeva una via diritta che congiungeva il grandioso palazzo dei Principi d’Avalos, mentre ai due lati di questa direttrice si aprivano le “botteghe” degli esercenti il commercio. Tale strada, oggi delimitata da piazza Diomede-corso De Parma-piazza Lucio Valerio Pudente, era denominata “Corsea”.

Lo ricorda lo storico patrio Luigi Marchesani nella sua Storia di Vasto, nel capitolo X, Sito, strade e quartieri della città: alcune cose notabili di essi a pagina 195. «Corsia degli scarpari, de’ mercanti e de’ merciaiuoli. Dal meridional muro della casa, ch’è nel termine orientale della Corsia, pendette, sino a pochi anni addietro la ferrea catena ad uso di Gogna o di Berlina: ivi si legavano pe’l collo fra gli altri delinquenti, que’ che non potevano pagare».

Il commercio a quei tempi obbediva a ferree disposizioni ed era questo un severo monito per coloro i quali trasgredivano le regole dell’attività mercantile. Qui sorgevano, fra l’altro, le botteghe comunali (nella parte del castello che da piazza Diomede guarda la cattedrale di San Giuseppe) e la antistante piazza de’ Ferrari, che comprendeva le botteghe costruite nel 1.548 e date in fitto ai gabellieri che sorvegliavano la Porta Castello (situata tra l’attuale bar Roma e Palazzo Palmieri).

Tali botteghe vennero demolite, nel quadro del riassetto del quartiere, per rendere più solenne anche la visita del sovrano Ferdinando II, avvenuta il 15 settembre 1832. Alla confluenza di via Santa Maria Maggiore e corso storico Luigi Marchesani, era posto il Largo della Dogana e più oltre, davanti alla cattedrale, la piazza Grande o largo della Fontana (quella stessa che è ora installata a piazza Barbacani), per dare adito al piazzale di Palazzo D’Avalos.

Questi siti sono stati citati non solo per far risaltare quali erano gli elementi più importanti che caratterizzavano la “Corsia” di Vasto, bensì anche per avvalorare ulteriormente l’origine di questo toponimo. “Corsia” (o Corsea) ha accostamento all’etimo arabo “el kasr”, che vuol significare appunto “il castello”, ossia l’antico nucleo che allora delimitava la nuova città, attorno al quale si andavano sviluppando le altre borgate poste fuori dalla cerchia delle mura medioevali, entro le quali era situato il più antico tessuto urbano della romana Histonium, poi Guasto e, quindi, Vasto.

Da “el kasr” derivò la parola “corsea” o corsia, quindi corso, anche perché, come rileva lo storico Marchesani, dopo la venuta dei Normanni, «il felice commercio del nostro bel paese vi attrasse e trapiantò molti stranieri, specialmente Schiavoni, più antiche dei secoli, Aragonesi, Bergamaschi, Veneziani, Milanesi, come da’ monumenti delle nostre chiese rilevassi»; proprio per la ricchezza del terreno ed i facili commerci, nonché per la magnificenza dei feudatari.

La “Corsea”, oggi corso De Parma, patronimico di Riccio De Parma, uno dei tredici campioni italiani alla Disfida di Barletta, costituiva il luogo per eccellenza per indicare il punto di riferimento dei numerosi mercanti dell’epoca che qui presero stanza. Anche oggi la Corsea allinea punti mercantili in una successione continua, quasi a mantenere intatto, nonostante le innovazioni apportate, lo schema urbanistico tracciato all’origine.