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«L’ex asilo in abbandono tra rifiuti ed erbacce»

VASTO. È ancora nel completo abbandono l’ex asilo Carlo Della Penna che in passato ha ospitato il corso universitario per traduttori e interpreti e che, secondo le intenzioni dell’amministrazione...

VASTO. È ancora nel completo abbandono l’ex asilo Carlo Della Penna che in passato ha ospitato il corso universitario per traduttori e interpreti e che, secondo le intenzioni dell’amministrazione comunale, sarebbe dovuto diventare sede del Polo dell’infanzia. A distanza di due anni dall’approvazione di una mozione che impegnava il sindaco, Luciano Lapenna, e la giunta di centrosinistra a intervenire per ristrutturare l’immobile donato al Comune e restituire all’ex asilo il decoro che merita, nulla è stato fatto. Non è stata neanche falciata l’erba che, cresciuta a dismisura, contribuisce a dare una immagine di abbandono ed incuria all'intero edificio.

«È stato più veloce prolungare a un privato l’affitto del parcheggio multipiano da 30 a 45 anni, a mille euro al mese, piuttosto che ripulire una struttura dove l’ente potrebbe destinarci diverse attività», è l’amara considerazione di Davide D’Alessandro, consigliere comunale indipendente, «a questo punto occorre avviare una riflessione anche sul ruolo del consigliere comunale. Serve ancora? Se in due anni i consiglieri di minoranza hanno fatto approvare, spesso all’unanimità, mozioni di estremo interesse, sui più svariati temi che stanno a cuore ai cittadini e mai nessuno ha trovato realizzazione da parte dell’amministrazione Lapenna, serve ancora svolgere tale funzione? Vi è una responsabilità assunta, il giorno del voto, nei confronti dell’elettore. Che non era semplicemente quella di alzare la mano in segno di approvazione o di urlare per opporsi in segno di contrarietà. La responsabilità era ed è quella di provare a fare qualcosa per Vasto. Interroghiamo, presentiamo mozioni, ma tutto resta lettera morta. Sembra un teatrino dove ognuno recita la propria piccola parte, mentre i destini, personali e generali, vengono decisi altrove», conclude scoraggiato D’Alessandro. (a.b.)

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