L’urna di Celestino a Chieti

Le reliquie del santo resteranno esposte per un mese.

CHIETI. «Un gigante della santità, un grande cercatore di Dio, un uomo che seppe dire no al compromesso con il potere». Con queste parole monsignor Bruno Forte descrive la personalità di Celestino V. E sta qui il senso di un ottobre speciale, che la città sta per vivere. Il primo di ottobre, giovedì, nell’ambito dell’anno giubilare celestiniano, arriverà in città l’urna con le spoglie del santo.

L’urna resterà esposta per un mese in cattedrale. Un periodo denso di appuntamenti, con un giubileo dei giovani in programma il 28 ottobre. Un momento dal profondo significato religioso, per accogliere il dono dell’indulgenza plenaria. Un’occasione di profonda riflessione sui bisogni della società attuale. L’opportunità di scoprire una figura religiosa molto vicina alla città, perché l’ordine dei Celestini fu riconosciuto ufficialmente per la prima volta dal vescovo di Chieti, Nicola di Fossa, nel 1278.

Sono passati secoli ma il messaggio consegnato da San Pietro Celestino non è tramontato. Ne ha parlato ieri, in occasione della presentazione del calendario degli appuntamenti di ottobre, l’arcivescovo Forte. Con lui il vicario generale, don Camillo Cibotti, e il segretario generale del comitato di accoglienza dell’urna, Mimmo Puracchio. «L’ottavo centenario della nascita di Celestino V è l’occasione per riscoprire lo straordinario messaggio di questo gigante della santità», dice monsignor Forte, «è stato un grande cercatore di Dio, testimone del suo primato assoluto e ha saputo vivere la rinuncia al pontificato, per non compromettersi con giochi di potere che riteneva inaccettabili.

Dunque un grande testimone della necessità, nella vita personale e pubblica, di saper fare scelte difficili, anche a costo di pagare di persona, per non abbandonare la via della verità, della giustizia, dell’obbedienza al bene, alla propria coscienza, a Dio».
Nacque agli inizi del 1200 Pietro Angeleri, per diventare frate, poi papa Celestino V. Era molisano, figlio di poveri contadini e penultimo di dodici fratelli. Divenne papa dopo che per 27 mesi il conclave non era riuscito a scegliere un pontefice.

L’incoronazione avvenne il 29 agosto del 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, dove la sua urna è rimasta intatta anche dopo il terremoto del 6 aprile, come già avvenne nel 1805. Quella stessa urna resterà a Chieti un mese anche in occasione di un’altra festa molto cara alla città, la Mater populi teatini. Ci sarà quando il 28 ottobre tanti giovani studenti saranno a Chieti per la giornata di giubileo loro dedicata. Poi sarà trasferita nella diocesi di Teramo.