sasi: scutti e il caso estorsione

La Cassazione: inammissibile il ricorso dei quattro operai

LANCIANO. Nessuna estorsione aggravata da parte del presidente della Sasi, Domenico Scutti, verso 4 lavoratori della società che gestisce il servizio idrico. Dopo la sentenza di “non luogo a...

LANCIANO. Nessuna estorsione aggravata da parte del presidente della Sasi, Domenico Scutti, verso 4 lavoratori della società che gestisce il servizio idrico. Dopo la sentenza di “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste” emessa dal giudice Flavia Grilli, in sede di udienza preliminare nel maggio 2013 per il presunto reato di estorsione, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di mille euro in favore della Cassa per le ammende, ieri la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dagli ex lavoratori.

I 4 dipendenti avevano infatti impugnato la sentenza del giudice frentano. «Si conferma, dunque, la correttezza dei comportamenti del presidente rispetto a una serie di attacchi immotivati e pretestuosi», afferma la Sasi in una nota. Per l’accusa Scutti, «in quanto presidente della Sasi, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, con minaccia consistita nel prospettare a quattro lavoratori, che avevano contratti a termine, che avrebbero ottenuto il rinnovo a condizione che avessero desistito dall’azione intrapresa per ottenere la stabilizzazione del rapporto lavorativo, compiva atti diretti in modo non equivoco a costringere i lavoratori a rinunciare a far valere i propri diritti, non riuscendo nell’intento per il fermo rifiuto delle vittime. Con le aggravanti dell’aver commesso il fatto con abuso dei poteri inerenti un pubblico servizio».

I fatti contestati dai lavoratori si sarebbero verificati il 14 febbraio 2011 durante una riunione con il presidente della Sasi. Ma dopo l’udienza preliminare anche la Cassazione ha confermato l’innocenza di Scutti. (t.d.r.)

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