La Cgil: chirurgia da potenziare

Piccone: i piccoli interventi vanno dirottati negli ospedali periferici

CHIETI. Un osservatorio epidemiologico della Asl per governare flussi di mobilità e potenziamento della week surgery per frenare l'esodo. È quanto propone Maria Piccone, della Cgil medici per l'area Chieti-Pescara. Dopo lo sfogo di Paolo Innocenti, direttore della patologia chirurgica del policlinico si riaccende il dibattito. Mobilità che costa alla Asl ben 46 milioni. Tra le principali voci di spesa ci sono interventi sulle articolazioni, come l'anca, per un milione e 800 mila euro di spesa, o anche cataratte per circa 185 mila euro. Cosa fare per contenere quanto più possibile queste spese?

«A mio parere», risponde Maria Piccone, «andrebbe istituita e potenziala la week surgery negli ospedali periferici (chirurgia che richiede ricoveri non prolungati, da due o quattro giorni), che fermerebbe questo esodo dovuto essenzialmente a interventi non di alto profilo e peso. La riorganizzazione della rete ospedaliera locale, poi, dovrebbe finalmente concentrare davvero le eccellenze nell'ospedale di riferimento, Hub, ossia il Santissima Annunziata di Chieti».

La sindacalista, poi, vede positivamente l'istituzione di un osservatorio epidemiologico aziendale. Una proposta che viaggia in linea con l'idea di Marco Valenti, professore di epidemiologia all'università aquilana, che ha di recente sottolineato sul Centro l'esigenza di un sistema epidemiologico valido in Abruzzo. «L'Osservatorio epidemiologico aziendale», osserva la sindacalista della Cgil, «diventa fondamentale per capire la domanda di salute sul territorio di pertinenza aziendale e dunque stabilire, per esempio, quali servizi inserire nella week surgery, utili a rispondere alle necessità di salute di quel territorio piuttosto che a calcoli elettoralistici o di carriera. Il contenimento della mobilità passiva», continua il medico, «potrebbe passare anche attraverso accordi certi e definiti con il privato, in cui il sistema sanitario pubblico stabilisce quali e quante prestazioni e per quanto tempo affidarle alla sanità privata».

Una scaletta di interventi precisa che tiene conto anche di verità essenziali. «A tutti gli effetti manca un nuovo piano sanitario regionale», sottolinea Piccone, «che dia la visione complessiva di quale sanità c'è in Abruzzo e dia la possibilità ad ogni Asl, così, di esprimere la propria autonomia organizzativa, tenuto conto dei bisogni di salute della popolazione e del territorio di riferimento. La rimodulazione della rete ospedaliera basata solo su bilanci e conti economici non può che esprimersi attraverso tagli ai servizi e, se il servizio non c'è più, il paziente deve pur trovarselo on altre strutture ospedaliere. Prima di tutto, però», conclude Piccone, «bisogna intervenire per abbassare i tempi d'attesa e in tal senso sia l'osservatorio che lo sviluppo della week surgery possono dare risposte. Se, d'altra parte, i centri di eccellenza nelle loro liste d'attesa si ritrovano oltre agli interventi complessi anche quelli semplici, non riusciranno a far fronte adeguatamente né agli uni né agli altri».

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