La denuncia del medico Petrucci: "A Chieti i malati di tumore nell’ospedale-Tir"

Il racconto del gastroenterologo: mi sono vergognato di essere abruzzese, la politica non si accorge dei disagi della gente

CHIETI. Malati oncologici e non solo costretti a sottoporsi ad indagini diagnostiche importanti in una situazione di profondo disagio che si addice più «ad un ospedale da campo che ad un policlinico del terzo millennio».

Parola del dottor Mauro Petrucci, laureato alla d’Annunzio con 110 e lode, specializzato in Gastroenterologia ed esperto in gastroscopia digestiva che spara a zero sulla «cattiva e spesso incomprensibile gestione della sanità regionale». Petrucci non è un cittadino qualsiasi, è un addetto ai lavori e la sua indignazione non ha nulla di fantasioso. È il racconto amaro di una esperienza vissuta in prima persona che deve fare riflettere chi gestisce la sanità del territorio. E lo fa da talmente in alto «da non riuscire nemmeno più a scorgere i problemi quotidiani che affliggono i malati abruzzesi». Specie quelli che condividono la propria esistenza con l’assillo e la preoccupazione di una patologia grave.

«Oggi (ieri per chi legge) mi sono vergognato di essere abruzzese e di chi ci amministra solo con spot ed arroganza» sostiene amareggiato il dottor Petrucci «ho accompagnato un malato neoplastico grave ad eseguire una Pet (tomografia ad emissione di positroni) a Chieti e ci siamo ritrovati in un cortile esterno all’aperto. Vi erano due tir, uno che fungeva da sala d'attesa e l'altro da sala radiografica ed il paziente viene trasportato dall'uno all'altro passando all'esterno, con tutti i disagi e rischi. Intanto» aggiunge ironico «Luciano D’Alfonso presenta il master plan dei sogni. 278 milioni di euro per metterci dentro cosa se poi non si riesce a fornire oggi nemmeno il minimo confort per i malati più gravi? E non stiamo parlando di un ospedale da campo» insiste «ma di un policlinico. Oltre al disagio profondo nel quale vengono proiettati i pazienti che devono attendere il proprio turno su uno dei due mezzi e poi essere trasbordati nell’altro per sottoporsi all’esame immagino anche la figuraccia che tutto l’apparato sanitario fa con gli specializzandi in Medici che devono attendere in un cortile l’arrivo dei due tir da chi sa dove per fare pratica. Che senso ha una scelta del genere?» chiede il gastroenterologo «le persone anziane e malate non meritano questo trattamento, è anche con il loro denaro che vengono pagati i costi della sanità. Tradotti il più delle volte in tagli piuttosto che servizi».

Poi l’affondo finale di Petrucci: «Tanto i politici quando stanno male non fanno gli stessi percorsi umilianti ed estenuanti dei comuni mortali. Loro viaggiano spediti su corsie preferenziali». Senza Cup e liste d’attesa.