La Ecofox riparte con il biodiesel e riassume 30 operai
L’azienda leader dei carburanti biologici torna a produrre dopo due anni di stop: entro maggio attività a regime
VASTO. Il piano di rilancio è strettamente legato a una direttiva dell’Unione Europea che consentirebbe di riallineare i prezzi e di tornare a essere competitivi, ma anche agli scambi commerciali con l’Indonesia.
Non è passata inosservata la visita di quattro dirigenti stranieri (due indonesiani e due olandesi), alla Ecofox di Punta Penna tornata a produrre biodiesel dopo un fermo di due anni. La pesante congiuntura economica, i costi della materia prima (oli vegetali) e la fase di stallo che viveva il mercato del biodiesel, aveva costretto l’azienda di Pesaro, leader nella produzione e nella commercializzazione di carburanti biologici, a mettere in cassa integrazione una trentina di lavoratori nel 2011.
«Abbiamo ripreso a produrre da due settimane», fa sapere l’amministratore delegato Claudio Pepe, «la lavorazione, dopo un fermo così prolungato, è ripresa a singhiozzo. Siamo in una fase di riavviamento, ma le prospettive ci inducono a essere ragionevolmente ottimisti. Entro la fine di maggio contiamo di riprendere la produzione a pieno regime».
Si parla di un nuovo piano industriale con l’ingresso di capitali stranieri. Cosa c’è di vero? «La visita dei manager indonesiani rientra nei normali rapporti commerciali», risponde Pepe, «sono scambi di routine che avvengono due volte l’anno. Dalla loro società, una delle più grandi produttrici di olio di palma, acquistiamo la materia prima. Le prospettive potrebbero diventare interessanti a maggio con una direttiva dell’Unione Europea che introducendo dazi sulle esportazioni dell’Argentina e dell’Indonesia consentirà di riallineare i prezzi e di tornare ad essere competitivi».
L’impianto di Vasto è operante dal 1993, quando la Ecofox rilevò lo stabilimento della ex Svoa, industria che produceva oli alimentari. La mission, nelle parole del suo fondatore, il commendator Alberto Berloni che cominciò ad interessarsi all’impiego di fonti rinnovabili già dagli anni ’80, è «contribuire a ridurre la dipendenza della nostra nazione dal petrolio».
La produzione di biodiesel, che inizialmente si attestava sulle tremila tonnellate l’anno di combustile, è andata via via aumentando nello stabilimento vastese. Per anni la Ecofox è stata al centro del dibattito cittadino per la ventilata delocalizzazione degli impianti oggi ubicati alla foce del torrente Lebba, in uno degli angoli più suggestivi della costa. Era il 2005 quando il patron Berloni confermò che era allo studio del gruppo l’ipotesi di trasferire lo stabilimento in località Zimarino, dietro la sede del Cotir, il Centro per la sperimentazione delle tecniche irrigue. Non se ne fece nulla, ma la delocalizzazione avrebbe consentito di raggiungere un duplice obiettivo: l’ampliamento degli impianti e la bonifica e il recupero dell’area dove oggi campeggiano una decina di enormi silos e dove una cooperativa di diportisti avrebbe voluto realizzare un porticciolo turistico con 450 posti barca.
Anna Bontempo
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