La sorte di mister Paglione è nelle mani di tre giudici di Chieti

Tempo scaduto: non arriva il concordato per tentare il salvataggio di 4 società. Per ora nessuna richiesta di fallimento, la prossima mossa tocca al tribunale civile

CHIETI. Dai trentuno milioni di debito con l’ex Carichieti al tentativo di salvataggio delle sue quattro società andato a vuoto: il futuro di Gianni Paglione, imprenditore delle concessionarie d’auto di marca, come Porsche e Audi, è da oggi nelle mani di tre giudici del tribunale civile di Chieti, il presidente Camillo Romandini ed i colleghi Nicola Valletta e Alberto Iachini Bellisarii.

Il 29 aprile scorso è scaduto il termine per presentare il piano di concordato per le società di San Giovanni Teatino, Montesilvano, Firenze e Ancona, ma sul tavolo del giudice Valletta non è arrivato nulla. Gli atti che segneranno la sorte dell’imprenditore di grandi marche sono quindi finiti al collegio che però non potrà avviare alcuna procedura di fallimento semplicemente perché finora nessuno l’ha chiesta.

E’ un paradosso, ma le nuove norme danno molte occasioni in più alle imprese, rispetto a quanto accadeva prima, per scongiurare la debacle. Così già da ora è possibile prevedere che i tre giudici dichiareranno l’improcedibilità del salvataggio concorsuale ma, subito dopo, rimetteranno in bonis le tre società, ciascuna delle quali è proprietaria di grandi immobili. Basta infatti percorrere l’Asse attrezzato, da Chieti in direzione Pescara, per imbattersi nelle megastrutture espositive su cui spiccano i marchi Porsche e Audi.

Ripercorriamo le tappe di questa vicenda che molto interessa il mondo imprenditoriale dell’area metropolitana.Una vicenda esplosa subito dopo il commissariamento dell’ex Carichieti e le relazioni ispettive di Bankitalia in cui comparivano i nome di tre big che, per motivi diversi, avevano accumulato debiti milionari con la banca di via Colonnetta. Si andava dai 53 milioni di euro del costruttore di Bolzano, Andrea Repetto, che con un suo esposto, dettagliato e dai contenuti forti che chiamano in ballo l’ex arcivescovo di Pescara e gli ex vertici di Carichieti, afferma di essere vittima e non artefice della sofferenza a sei zeri; e si arriva a Paglione, debitore di 31 milioni seguito Carmine De Nicola, imprenditore di sanità e scuola private, con 27 milioni.

Ma a noi oggi interessa il re delle concessionarie d’auto, vicino al mondo del calcio pescarese, che nel 2015 presenta al tribunale di Chieti quattro domande di concordato con riserva, cioè in bianco.

Difeso dall’avvocato Giuliano Milia, Paglione tenta di salvare le sue società riservandosi però di presentare il piano concorsuale. Chiede una proroga e la ottiene ma, il 29 aprile, data della scadenza, il piano non viene consegnato. Si trattava, anche se nessuno può dirlo con certezza, di quattro concordati in continuità con cui l’imprenditore avrebbe risarcito i creditori continuando l’attività di vendita.

Il piano peraltro avrebbe dovuto prevedere l’affitto di rami d’azienda e la vendita degli stessi per soddisfare tutti i pagamenti. Ma le cifre della sofferenza sono rimaste coperte, non ci sono conferme a voci e ipotesi che pure si fanno.

Le quattro società sono dislocate in tre regioni, pur avendo sede legale a San Giovanni Teatino. Si tratta di Auto In, a Firenze e Arezzo, definita la più importante in Italia per il marchio Porsche che, da sola, realizzava il 10% delle vendite nel nostro paese della supercar, affidata ai commissari Pierluigi Pennetta e Maria Nicla Corvacchiola, nominati anche per l’Audi Zendrum Abruzzo srl di Montesilvano, che vende Audi e Volkswagen. Seguono l’Autoimport Abruzzo srl di San Giovanni Teatino, plurimarche, affidata ai commissari Antonella Bosco e Andrea Verzulli e la società Marche Motori di Ancona, che vende Porsche e Audi ed ha come commissari Carlo Fimiani e Vinicio Cardone. Solo nel caso della concessionaria fiorentina il tribunale ha accolto una richiesta d’affitto.

Ma come finirà? Dietro l’angolo, in attesa, c’è la nuova Carichieti, con l’Ad Salvatore Immordino che, all’esito del concordato saltato, potrebbe presentare istanza di fallimento. Ma è presto per dirlo.