Lanciano, «Aspetto un figlio da te»: amante ricattatrice a processo

Trentaduenne romena in concorso con la madre fa credere a un imprenditore frentano di aspettare un bambino da lui e minaccia di rivelare alla moglie la loro relazione

LANCIANO. «Se non mi dai i soldi dico a tua moglie della nostra relazione e del bambino». Tenta di estorcere denaro all’ex datore di lavoro, nonché amante, e finisce a processo. Arriva in tribunale la relazione extraconiugale che poteva costare cara ad un imprenditore frentano che, alla fine, è stato costretto a denunciare alla polizia l’ex amante e la mamma di lei, per le continue minacce e richieste di soldi subite. Il gup Massimo Canosa ha rinviato a giudizio, al 5 giugno prossimo, A.M.B., 32 anni romena, accusata in concorso con la madre, M.B.M., 55 anni, di aver tentato di estorcere denaro al suo ex datore di lavoro, un imprenditore frentano sposato e con figli. L’uomo aveva assunto la mamma della giovane per le pulizie in azienda. Quando la figlia raggiunge la madre dalla Romania, l’uomo assume anche lei. L’imprenditore, però, si invaghisce della ragazza, molto bella, avvenente e anche scaltra. I due iniziano a frequentarsi, ovviamente di nascosto dalla moglie di lui. Nasce una relazione a fine 2012. Ma la storia si complica e prende una brutta piega quando lei rimane incinta e fa credere all’imprenditore che il bambino in grembo è suo. Con questa scusa e con l’aiuto della madre A.M.B., secondo l’accusa, inizia a perseguitare l’uomo, a chiedergli soldi per non dire della relazione e del bambino a sua moglie. Le minacce sono continue, anche al telefono, e sempre dello stesso tenore: «Se non mi dai i soldi, diciamo a tua moglie della relazione e del bambino». Le richieste di denaro da parte delle due donne, per l’accusa, sarebbero state ingenti: 20.000 euro e persino un’auto nuova. Alla fine l’imprenditore fedifrago, stanco delle minacce, rifiuta di dare i soldi alle due e si rivolge alla polizia per mettere fine ai tentativi di estorsione. Il tutto sarebbe avvenuto tra il 20 e il 31 gennaio 2013. Nel frattempo la ragazza con bimbo al seguito -che non è dell’imprenditore- fa le valigie e torna nel suo Paese. A Lanciano si chiudono le indagini su madre e figlia e la vicenda si sdoppia in due procedimenti. La madre, difesa dall’avvocato Alessandro Marrone, sceglie il patteggiamento e viene condannata a due anni di reclusione, pena sospesa. La figlia, invece, andrà a processo, sempre difesa da Marrone, il 5 giugno prossimo. Il legale a processo proverà a dimostrare che la donna non ha mai chiesto soldi all’uomo perché non ci sarebbe stata alcuna relazione; che non hai mai detto che il figlio che aspettava fosse dell’imprenditore e che non è scappata, ma è semplicemente tornata a vivere nel suo Paese.
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