Lanciano, protesta davanti al Fermi: studenti in questura

Una ventina di ragazzi identificati e convocati dopo il sit-in per consegnare una richiesta di attivare corsi sulla sessualità alla preside

LANCIANO. Sono entrati in commissariato una alla volta. Hanno atteso il loro turno sotto il sole, parlando della necessità della scuola di aprirsi sempre più ai temi sulla diversità, il confronto e non di trincerarsi dietro stereotipi o di ricorrere a modi repressivi. Sono circa 30 i ragazzi, di cui 20 minorenni, che da ieri si alternano in commissariato dopo la notifica dell’invito a comparire seguito all’identificazione fatta giovedì mattina davanti al Fermi, per aver partecipato a un corteo non autorizzato. I 30 ragazzi giovedì mattina erano andati al De Titta al Fermi, (due scuole che formano uno stesso istituto), per parlare con la preside Daniela Rollo che da più di una settimana li “respingeva”. Tra la dirigente e questi ragazzi si sarebbe creata una frattura dopo che la dirigente aveva chiesto ai genitori degli studenti di 5° il parere sull’opportunità di ospitare a scuola, il prossimo 1° aprile, la scrittrice e attivista per i diritti Lgbt Francesca Vecchioni che presenta il suo libro “T’innamorerai senza pensare”. Un parere che per i ragazzi non doveva essere chiesto perché si parlava di tematiche importanti.

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Da qui proteste, striscioni, fino alla manifestazione di giovedì in cui gli studenti volevano consegnare alla Rollo la richiesta di incontri sull’educazione sessuale. Ieri, a causa di questa manifestazione, si sono invece radunati davanti il commissariato di Polizia. Con loro i rappresentanti della rete “Non una di meno”, che raggruppa diverse associazioni del territorio, i ragazzi del collettivo studentesco e la consigliera regionale di parità, Alessandra Genco. «Vogliamo stare vicino a questi studenti» dice Silva Ferrante, «che si erano riuniti solo per portare una richiesta scritta alla scuola per attivare corsi sulla sessualità e contro il bullismo omofobico. Era un momento da valorizzare, non da criminalizzare. Invece dopo l’identificazione, sono state notificate alle famiglie degli studenti inviti a comparire in commissariato con modalità esagerate, con volanti della polizia che si sono recate sotto le case. Così a una richiesta legittima dei ragazzi di aprire all’interno delle scuole un confronto, si è risposto con una convocazione in commissariato». «È arrivata la Digos a identificarci mentre noi volevano solo parlare con la dirigente che si era dimostrata aperta su alcuni temi», commenta Riccardo, studente Del De Titta-Fermi, «non stavamo facendo male a nessuno. Non manifestavamo contro la preside ma per una proposta. E non abbiamo fatto un corteo, ma ci siamo spostati assieme da una scuola all’altra dove c’è la dirigenza». Ma per la Digos si è trattato di un corteo, non autorizzato. Ed è tutto chiaro quando esce Alessandro, studente, il primo ad essere entrato a faccia a faccia con l’ispettore. «Allora? Che dicono? Che sono questi motivi di giustizia per cui ci hanno chiamato»?. La raffica di domande degli studenti-amici sommerge Alessandro. «Avremo un incontro con il questore lunedì 3 aprile», risponde lo studente, «ci contestano un corteo non autorizzato». A colloquio con l’ispettore Digos Antonio Ucci è poi stata anche la consigliera Genco. «Quello della Digos è stato un intervento per motivi di sicurezza visto che nella manifestazione, non autorizzata, c’erano molti minori», spiega. «Do il mio sostegno, comunque, a questi ragazzi che chiedono di affrontare tematiche che oggi sono alla base delle discriminazioni, chiedono il dialogo che soprattutto la scuola deve assicurare. I ragazzi hanno dimostrato convinzione nelle idee ma anche di non conoscere delle regole, ad esempio quelle di una manifestazione. Si è trattato di un movimento spontaneo, una camminata di pochi metri. Ho perciò proposto al responsabile Ucci oltre a corsi sulla legalità, le droghe, corsi sulle regole, quelle dei cortei, per manifestare le proprie idee senza dover poi incorrere in sanzioni o peggio, processi».