Lei muore, lui finisce in coma: famiglia distrutta a Chieti Analisi su un coniglio che la famiglia allevava in casa

Il marito lotta ancora per la vita, mentre si svolgono i funerali della moglie Morena e il figlio lancia l'appello: pregate per papà

CHIETI. Le parole di Matteo vanno dritte al cuore. «Chiedo a tutti di dire una preghiera e di sperare in un miracolo», scrive sul profilo facebook del sindaco, Umberto Di Primio, il figlio di Morena Capitanio e Marco Ricci. Rivolge il suo appello alla città nel giorno del dolore e della speranza. Oggi, alle 11, Matteo darà l’addio alla madre. Mentre il padre lotta ancora contro la morte in un letto di terapia intensiva del Policlinico. Ma il male misterioso, che ha distrutto la famiglia di Chieti Scalo, ha le ore contate. Le prime analisi, sui prelievi eseguiti su Marco Ricci, potrebbero tornare a Chieti entro oggi.

Il medico legale, Pietro Falco, che ha eseguito l’autopsia su Morena Capitanio, le confronterà con i test sui tessuti e il contenuto gastrico prelevati alla donna. E la tragedia forse avrà un perché. Morena Capitanio, 44 anni, dipendente in una mensa di un’azienda dell’area metropolitana, è morta martedì scorso dopo una corsa disperata al pronto soccorso. Aveva febbre alta, gastroenterite e vomito, come il marito Marco, di 48 anni, ex operaio della Telettra e proprietario di un piccolo negozio, vicino alle piscine comunali, dove ripara cellulari.

Marco Ricci è in coma e in dialisi. Ha danni renali ed epatici. Ma la causa, secondo un primo bollettino medico, diffuso due sere fa dalla Asl, non sarebbe una malattia infettiva, che può causare contagio e che avrebbe colpito i coniugi Ricci. L’ipotesi più accreditata resta l’intossicazione alimentare. Ed è per questo motivo che, mercoledì scorso, i medici del servizio di prevenzione e igiene della Asl hanno prelevato campioni di cibo e acqua da casa dei Ricci dove sarebbe stato trovato un coniglietto che la famiglia allevava come animale di compagnia. Certamente era un gesto d’amore che adesso assume un altro significato, come conferma la procura. Ci sarebbe infatti un’indagine anche sull’animale da cortile oltre che sui cibi e l’acqua che la coppia ha consumato nelle ore che hanno preceduto il malore.

Un’esperta veterinaria ci ha confermato ieri che è possibile la trasmissione di forme infettive da animale ad uomo, vedi la leptospirosi. Ma è solo un’ipotesi. Del resto, nonostante la tragedia che ha distrutto la famiglia, ed i sospetti di intossicazione alimentare o infezione non contagiosa, su cui indagano la Asl, l’Istituto Zooprofilattico di Teramo e l’Istituto superiore di Sanità, non c’è alcuna inchiesta penale. Un magistrato della procura Chieti spiega che, per ora, non ci sono gli estremi previsti dall’articolo 116 delle “norme di attuazione del codice di procedura penale”. Le prime righe di questo articolo recitano: «Se per la morte di una persona sorge il sospetto di un reato, il procuratore della Repubblica accerta la causa della morte e, se lo ravvisa necessario, ordina l’autopsia». Ma in questo tragico caso non c’è ancora il sospetto di un reato perché la causa è, per ora, misteriosa. Così, dopo l’autopsia, eseguita mercoledì, su disposizione della Asl e non del pm di turno, Giuseppe Falasca, il corpo di Morena Capitanio è stato restituito ai familiari, al figlio Matteo, alla sorella e al marito Marco, che lotta per la vita e non può ancora sapere nulla di quanto gli è accaduto.

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