Liste d'attesa Asl, fondi sottratti

Il senatore dell'Idv Alfonso Mascitelli accusa la Regione: risorse dirottate su altri servizi, l'ho saputo da un colloquio con il direttore generale Francesco Zavattaro. Cresce l'attesa per le cure

CHIETI. I soldi per accorciare le liste d'attesa sono stati spesi nell'ammodernamento dei macchinari, i cui fondi a loro volta sono stati dirottati sul miglioramento edilizio delle strutture sanitarie. La rivelazione viene dal senatore Alfonso Mascitelli, coordinatore dell'Idv e vice presidente della Commissione parlamentare speciale d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale.

I tempi di attesa per visite e esami specialistici sono così saliti in qualche caso fino a oltre cinquecento giorni negli ultimi due anni. A decidere sulla diversa destinazione dei fondi non sarebbe stata l'azienda sanitario, ma l'ufficio del governatore-commissario regionale alla Sanità, Gianni Chiodi. «La spiegazione, semplice ma sconcertante», racconta il senatore dipietrista, «l'ho avuta direttamente dal direttore generale della Asl Chieti-Lanciano-Vasto, Francesco Zavattaro, con il quale ho recentemente parlato nel corso di un incontro istituzionale».
Da numero due della commissione parlamentare d'inchiesta, il senatore Mascitelli ha dedicato diverse iniziative al problema delle liste d'attesa in Abruzzo, questione che resta al centro, fra l'altro, di un giro di ispezioni parlamentari nelle strutture della rete ospedaliera regionale.

«Zavattaro mi ha riferito nel dettaglio», prosegue il parlamentare, «sul meccanismo dello storno dei fondi, che alla fine ha penalizzato proprio il capitolo degli stanziamenti con cui sarebbe stato possibile pagare prestazioni professionali aggiuntive per ampliare il numero degli esami e le visite con effetto immediato sulla riduzione delle attese per i pazienti nelle liste».

Mascitelli ritorna poi sulle responsabilità della Regione, sul dirottamento dei fondi che avrebbero consentito di far scorrere più velocemente le prenotazioni nei vari centri di prenotazione unici. «E' il tipico caso di risorse destinate a fini specifici che passano su capitoli di spesa meno specifici, ma in questo caso la questione delle liste rischia di incancrenirsi anziché essere risolta. La Regione sta così dando vita», attacca l'esponente Idv, «a una sanità a due velocità, in cui i ricchi trovano comunque il modo di farsi curare, mentre i meno abbienti dovranno giocoforza rivolgersi a strutture private per ottenere con urgenza quello che il servizio pubblico dovrebbe essere in grado di offrire in tempi ragionevoli».

Un attacco frontale alla Regione e alla Asl Lanciano-Vasto-Chieti viene dal segretario regionale di Cittadinanzattiva-Tdm Aldo Cerulli. «Sembra un paradosso ma non lo è», spiega, «resta il dato di fatto che sui fondi dirottati dalle liste ad altri scopi il Tribunale per i diritti del malato non può mettere bocca. Non possiamo commentare», incalza Cerulli, «per il semplice motivo che non abbiamo ottenuto risposte alle nostre ripetute richieste di visionare bilanci e documenti di programmazione finanziaria della Asl, e questo accade da quando alla direzione generale c'è Francesco Zavattaro, la cui gestione è molto lontana dalla trasparenza che consentirebbe a singoli cittadini e associazioni di esercitare il sacrosanto diritto a essere informati».

In tema di spese della Asl, Cerulli cita un fatto che se confermato diventerebbe fonte dell'ennesima polemica sulla gestione finanziaria della sanità teatina. «Se è certo che non hanno speso un centesimo in più per ridurre le liste d'attesa, e per noi parlano i fatti», annota, «ci risulta invece che la Asl ha stanziato 26mila euro per un corso di aggiornamento alla Bocconi per due dipendenti dell'amministrazione. Oltre a chiederci perché la Bocconi e Milano per le due impiegate e la d'Annunzio e Torrevecchia Tetatina per tutti gli altri, ci sembra che i 26mila euro, 50 milioni delle vecchie lire, avrebbero pagato un numero enorme di prestazioni aggiuntive per far scorrere le penose liste d'attesa al clinicizzato e nelle altre strutture della Asl. Magari, mettendo in funzione i macchinari anche nelle ore notturne, quando cioè sono normalmente fermi».

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