Matrimoni gay, polemica a Chieti il sindaco vuole cancellarli e l'Arcigay va su tutte le furie

Scoppia la polemica sul riconoscimento delle nozze contratte all'estero tra coniugi dello stesso sesso. Di Primio: "Unbioni incoistituzionali". Arcigay: "Sindaco non conosce la legge"

CHIETI. Scoppia la polemica tra l’Arcigay e il sindaco di Chieti sulle nozze gay. Non sono piaciute le dichiarazioni del primo cittadino teatino Umberto Di Primio sull’annullamento dei matrimoni tra coniugi dello stesso sesso contratti all’estero, sposando in toto la decisione del ministro dell’Interno Angelino Alfano di inviare una circolare ai prefetti per chiederne la cancellazione. Il giorno dopo la polemica sul riconoscimento delle unioni civili che ha fatto il giro d’Italia, dividendo di fatto l’opinione pubblica, l’Arcigay definisce l’atteggiamento di Di Primio “sprezzante” poiché “liquida l'amore tra persone dello stesso sesso come una pratica burocratica da sbrigare al pari di un contratto di affitto o di noleggio". Il sindaco ieri ha chiamato in causa anche la Costituzione, spiegando che i matrimoni "sono tra uomo e donna".

DI PRIMIO CONTRO LE NOZZE GAY. “Io rispetto la legge. Il ministro Alfano ha preso la decisione giusta. I sindaci non possono sostituirsi alle normative nazionali con ordinanze che sarebbero illegittime o addirittura in contrasto con la Costituzione”. Ha dichiarato ieri il sindaco di Chieti Umberto Di Primio, delegato Anci ed esponente del Nuovo centrodestra, in merito all'altolà alle nozze gay arrivato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano.

Alfano era intervenuto nel dibattito sulle unioni civili con una serie di dichiarazioni che hanno fatto molto discutere. Il ministro ha annunciato, infatti, una circolare ai prefetti affinché rivolgano “un invito formale al ritiro e alla cancellazione” delle trascrizioni dei matrimoni fra coniugi dello stesso sesso all’estero. “In caso di inerzia - ha avvertito Alfano a Rtl 102.5 - si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati”, poiché “le direttive che sono state date con provvedimenti dei sindaci non sono conformi alle leggi italiane”.

La reazione è stata immediata da Nord a Sud della Penisola. Da più parti sono stati annunciati “atti di disobbedienza” da parte di quei sindaci che avevano già provveduto a trascrivere le unioni all’estero. A Chieti, invece, il sindaco Umberto Di Primio si è schierato senza esitazione dalla parte di Alfano. “Condivido la ratio del provvedimento - ha detto il sindaco - anche se a Chieti non ce ne sarà comunque bisogno. I matrimoni sono tra un uomo e una donna, come prevede la nostra Costituzione. Altra cosa è il riconoscimento dei diritti civili alle coppie omosessuali. Tema che merita certo un approfondimento, ma sempre in ambito privatistico, e la cui competenza è parlamentare”. Di Primio ha ammesso di aver espresso le stesse posizioni anche durante l’assemblea dell’ Anci. “E non per questo - ha concluso - ritengo che la mia città sia meno aperta o accogliente di altre. Se questi sono i parametri di alcuni miei colleghi sindaci allora forse è da rivedere tutto il sistema delle amministrazioni locali”.

L'ARCIGAY CONTRO DI PRIMIO: LA COSTITUZIONE DICE ALTRO. Opposta la reazione dell'Arcigay teatina. “Il sindaco, nel dichiararsi d'accordo e appoggiando l'iniziativa del ministro - scrive in una nota Claudio Minetti, presidente Arcigay Chieti "Sylvia Rivera" - si appella alla Carta Costituzionale affermando, di fatto, che la nostra Costituzione definirebbe una diseguaglianza di trattamento dei cittadini in base al loro orientamento sessuale; affermazione davvero triste, oltre che giuridicamente molto discutibile, alla luce delle più  recenti sentenze della Corte costituzionale: Suprema interprete della Carta fondamentale”.
“La Consulta - prosegue Minetti -  ha  invocato doverose tutele nei confronti delle coppie formate da persone dello stesso sesso. A fronte di tanti episodi discriminatori cui ogni giorno bisogna assistere,   occorre rimarcare lo slancio a tutela delle minoranze fortemente voluto dai Padri costituenti. Mai si dimentichi che il secondo articolo della nostra Costituzione pretende che vengano garantiti 'i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.  Tra queste, evidentemente, vi è  anche la coppia omosessuale: Consulta docet”.
“Ebbene - conclude Minetti - Arcigay Chieti condanna fortemente l'atteggiamento sprezzante del sindaco che liquida l'amore tra persone dello stesso sesso come una pratica burocratica da sbrigare al pari di un contratto di affitto o di noleggio”.
 

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