«Medicina, flop della ricerca»

Primavera chiede un posto nel cda dell'ateneo

CHIETI. «Un posto nel cda d'ateneo per fare ricerca al passo con il sistema imprenditoriale locale». E' quanto auspica Paolo Primavera, presidente di Confindustria Chieti. «In questi anni le scelte di investimento sulla ricerca nell'università d'Annunzio», dice l'imprenditore, «non hanno dato alcun impulso alla crescita economica locale e si sono rivelate fallimentari». Nel rovente clima elettorale alla d'Annunzio s'inserisce ora un piccante outsider.

«Da oltre 10 anni alla d'Annunzio», continua Primavera, «le risorse sono state destinate per il 65-70 per cento alla ricerca in medicina e alla facoltà di riferimento, trascurando le altre 11. Da un così forte impegno di risorse mi sarei aspettato un ritorno ad alti livelli, in termini di produzioni scientifiche o per lo meno di riduzione della mobilità passiva, ossia del numero di abruzzesi che va a curarsi fuori regione».

Primavera elenca alcuni dati. «Tra il 2007 e il 2009 la spesa regionale per la mobilità passiva è cresciuta del 22 per cento», continua il presidente di Confindustria Chieti, «passando da 110 a 132 milioni di euro. Eppure di 43 mila abruzzesi, che nel 2009 sono andati a curarsi fuori regione, ben 14 mila si sono mossi solo per day-hospital, dunque non prestazioni di particolare rilievo. Perché non sono rimasti nella loro regione? Sono anni che la Asl teatina versa soldi all'università, in pratica buona parte dello stipendio dei docenti della facoltà di medicina è versato dalla Asl. Possibile che non si sia arrivati a offrire un'assistenza in grado di soddisfare a pieno la domanda di salute locale?».

Confindustria chiede un posto nel consiglio di amministrazione dell'università.

«Purtroppo in questi anni», afferma Paolo Primavera, «l'università d'Annunzio, con i suoi docenti, ha pensato più ad accreditarsi con pseudo-pubblicazioni, che spesso non trovano riscontro con la reale esigenza del sistema imprenditoriale. L'80-90 per cento di queste pubblicazioni rimane lettera morta, perché non trova sbocco sul mercato concreto. L'unica facoltà con cui abbiamo lavorato molto è stata quella di economia. L'intero ateneo, invece, potrebbe trarre notevoli benefici da una ricerca applicata sul fabbisogno produttivo locale».

«Per questo», conclude l'imprenditore, «visto che si sta lavorando al nuovo statuto, auspico che, in regime di estrema trasparenza e in linea con la legge Gelmini, entri un componente del sistema associativo confindustriale nel consiglio di amministrazione d'ateneo, per meglio monitorare e indicare le prospettive di sviluppo, arrivando alla creazione di azioni e centri di ricerca, finalizzati ad attività concrete per lo sviluppo economico della nostra regione».

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