Medico e infermiere assenteisti arrestati per truffa alla Asl

Blitz della polizia nei distretti sanitari di Fossacesia e San Vito dopo tre mesi di pedinamenti Secondo le accuse i due arrivavano tardi e lasciavano prima il lavoro. Sono ai domiciliari

FOSSACESIA. Due nuovi casi di assenteismo scoppiano nei servizi territoriali della Asl Lanciano-Vasto-Chieti. Dopo l’arresto della guardia medica di Fossacesia, sono finiti ai arresti domiciliari un medico e un infermiere in servizio nei distretti sanitari di Fossacesia e San Vito. Si tratta, rispettivamente, di Maria Stella Vartuli, 57 anni, e Angelo Morena, 51, entrambi di Lanciano.

I due dipendenti della Asl provinciale sono stati raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal giudice per le indagini preliminari Massimo Canosa, a conclusione di complesse e laboriose indagini svolte dal personale della sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato in Procura, con la collaborazione del personale del commissariato diretto da Katia Basilico. Le accuse per il medico e l’infermiere sono di falsità materiale e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa ai danni del servizio sanitario.

La vicenda ricorda molto da vicino quella della guardia medica Fulvio Papa, in servizio a Fossacesia, arrestato alla fine dell’anno. «Le vicende sono collegate», conferma il commissario Basilico, «quando si inizia un’attività d’indagine su un ufficio capita che emergano altre situazioni illecite».

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo, sono state innescate da un esposto presentato da un cittadino. Circa tre mesi di osservazioni, pedinamenti e riscontri documentali hanno permesso di accertare che gli indagati attestavano falsamente gli orari del proprio turno di lavoro.

Secondo le accuse, la Vartuli e Morena arrivavano sistematicamente in ritardo a lavoro o si allontanavano prima della fine del turno di servizio. I due, però, avrebbero attestato, falsamente, di eseguire le prestazioni assistenziali sull’intero turno lavorativo (che va dalle 8 alle 14 e dalle 14,30 alle 17,30/18,30), al fine di indurre in errore l’azienda sanitaria sulla regolarità dello svolgimento dei turni di servizio e ottenere così il riconoscimento degli emolumenti, in realtà non spettanti. La circostanza aggravante è di aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti il pubblico servizio di continuità assistenziale e ai danni di un ente pubblico.

I fatti contestati ai due sono stati ritenuti dal Gip estremamente gravi sia per l’aspetto economico, visto che le condotte di falso ideologico erano finalizzate ad ottenere una retribuzione piena a fronte di orari di lavoro sistematicamente violati dagli indagati, e soprattutto per i gravi disagi arrecati all’utenza di un servizio pubblico essenziale, quale è quello prestato dagli arrestati. Stefania Sorge

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