Mensa scolastica, ricorso respinto: il Comune risparmia 230mila euro 

Il servizio era stato annullato per il dissesto, ma la ditta reclamava i danni per il mancato guadagno Per i giudici erano giustificati i motivi di pubblico interesse non prevedibili al momento dell’appalto

CHIETI. Il Consiglio di Stato boccia il ricorso dell’ex gestore della mensa scolastica che aveva chiesto al Comune danni per 230mila euro per il mancato avvio del servizio di refezione scolastica. I giudici ritengono fondate le motivazioni dell’amministrazione che a giugno scorso ha dichiarato il dissesto economico e finanziario e che, dunque, si è vista impossibilitata a far ripartire la mensa, a scapito del gestore, la Ladisa spa.
La vicenda parte da lontano. Il colosso della ristorazione con sede a Bari, da gestore uscente del servizio di refezione, si era classificato al terzo posto nella nuova gara indetta a dicembre 2020 dall’amministrazione del sindaco Diego Ferrara. Come pure la seconda classificata, la Ladisa aveva fatto ricorso contro gli esiti della gara e il Tar aveva accolto le sue ragioni, di fatto bloccando l’appalto comunale da 5 milioni di euro.
Con la serie di ricorsi incrociati, però, tutte e tre le prime classificate in graduatoria, e dunque la Ladisa stessa, erano state estromesse della gara a causa di irregolarità nella presentazione dell’offerta. La Ladisa ha fatto appello contro l’estromissione decisa dal Tar, ottenendo dal Consiglio di Stato una completa revisione della sentenza. A giugno scorso il Consiglio di Stato ha infatti accolto le ragioni della ditta, che dunque è risultata l’unica a poter gestire il servizio mensa.
Solo che, nel frattempo, il Comune è andato in dissesto. E dunque le regole del gioco sono cambiate: il servizio di refezione infatti non è ripartito e la Ladisa è tornata al Consiglio di Stato per chiedere l’ottemperanza della sentenza di giugno. Ma questa volta il Consiglio di Stato (con sentenza del collegio presieduto da Michele Corradino, estensore Luigi Tomaiuoli) non ha accolto le sue ragioni, riconoscendo «i sopravvenuti motivi di pubblico interesse, non prevedibili al momento dell’indizione della procedura, dovuti all’attuale incapienza dei fondi necessari per assicurare la copertura dei costi dell’appalto per il triennio contrattuale stante la situazione di dissesto dell’ente».
«La sentenza sancisce il buon operato dell’amministrazione comunale», dicono il sindaco Ferrara, il presidente del consiglio comunale Luigi Febo e l’assessore alla Pubblica istruzione Teresa Giammarino, «la scelta della revoca era necessaria in una condizione di dissesto che non c’era quando è stata fatta la gara. Questo provvedimento del Consiglio di Stato conclude un’annosa vicenda e un contenzioso che ha di fatto bloccato per alcuni anni l’elargizione del servizio, impegnando gli uffici che, nonostante le difficoltà dell’ente, hanno fatto il loro meglio per assicurare il delicato servizio e a loro va il nostro ringraziamento».
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