Mercurio e caprioli, viaggio choc nel parco fluviale del Pescara

 Sono 150, forse 200 i cittadini di Chieti e Pescara che hanno risposto all’appello del Wwf e della Confcommercio per un itinerario accanto al fiume che porta a valle mercurio e cloroformio

CHIETI. Il viaggio choc nel parco fluviale del Pescara, accanto al fiume che porta a valle mercurio e cloroformio, comincia alle 9,30. Sono 150, forse 200 i cittadini di Chieti e Pescara che hanno risposto all’appello del Wwf e della Confcommercio. Qui, alle spalle dei siti dove sorgeranno Megalò 2 e 3, la natura resiste ancora. «Non alzate la voce», si raccomanda Nicoletta Di Francesco, «ci sono gli aironi». E non solo.

Nel sentiero che attraversa il Parco, mai nato, già eroso dall’alluvione e disseminato di rifiuti, una guardia volontaria del Wwf scopre l’impronta che non ti aspetti: quella di un capriolo. Ma sulla natura incombono due effetti. A monte c’è Bussi che continua a rilasciare sostanze tossiche. Qui giù c’è la speculazione edilizia-commerciale di chi vuole, col placet della politica, innalzare dieci palazzi, ristoranti, alberghi e fast food, a due passi da un argine che non regge l’impatto della piena e soprattutto su un terreno che nasconde rifiuti d’ogni tipo: veleni sepolti ovunque per chilometri e chilometri. Lo afferma il geologo Francesco Stoppa che svela la mappa del Sir e fa scoprire che i confini della discarica più vasta d’Europa non si fermano a Bussi.

Sir sta per “siti di interramento rifiuti” e la mappa, mostrata durante il viaggio choc, è disseminata di puntini rossi ognuno dei quali è un potenziale sito al veleno. Puoi chiamarlo al mercurio, all’arsenico o al cloroformio. Ma non puoi costruirci sopra il più grande polo commerciale d’Abruzzo se prima non lo bonifichi. Lo dice Dante Caserta, presidente nazionale del Wwf tornato in aereo per stare accanto a Luciano Di Tizio, responsabile regionale del Wwf e agli altri paladini dell’ambiente.

«Hanno già costruito nell’alveo del fiume, hanno speso i soldi per un parco mai finito, ora vogliono continuare a costruire altri due Megalò», sentenzia Caserta.

La storia abortita del Parco fluviale è semplice: una storia all’italiana dove una società realizza il Megalò 1 e in cambio dà al Comune di Chieti il parco. Ma il Comune chiede di bonificare l’area e ne sortisce un contenzioso senza fine. Così i veleni restano sepolti. Dimostrarlo è l’obiettivo di ambientalisti e commercianti, uniti nella battaglia comune di fermare lo sbarco di altri due colossi della grande distribuzione. All’appello rispondono in tanti. Arrivano mamme e papà con i loro bimbi, arrivano anche da Pescara (Riccardo Padovano e Walter Recinella della Confcommercio).

Marisa Tiberio, Confcommercio Chieti, difende a spada tratta i negozietti e si raccomanda a San Giustino che riuscì a salvare Chieti dall’assalto delle cavallette e che ora dovrebbe fermare i Megalò. Ci sono anche la politica, da Maurizio Acerbo a Enrico Raimondi, e le associazioni come Banca Etica, Cna, Confesercenti e Bed & Breakfast. Seguono tutti Nicoletta che, come Virgilio nell’Inferno dantesco, o Edgar Lee Masters nell’Antologia di Spoon River, si muove con cautela tra pneumatici di Tir, bottiglie rotte e altri segni d’inciviltà, si raccomanda di stare in silenzio per non far fuggire gli aironi e invita a sentire l’odore dolce e intenso di un campo di camomilla, ma poi indica la zona alluvionale, gli alberi ripiantati in modo strano, come quegli aceri americani messi in fila che sembrano cipressi, o le grandi casse d’espansione costate un occhio della testa ma servite a poco. Ringrazia l’avvocato Francesco Paolo Greco, che assiste il Wwf nei ricorsi e annuncia la giornata delle Oasi del 18 maggio, Nicoletta, prima che il marito Di Tizio e il geologo Stoppa sferrino gli ultimi due colpi nello stomaco di chi crede ancora nell’ambiente.

Il primo è questo: da un esame di laboratorio sui capelli di un pescatore di Chieti, che frequenta questa parte del Pescara, è emerso che la quantità di mercurio (sostanza dieci volte più velenosa dell’arsenico) ha raggiunto valori record. Aiuto. Tocca quindi al geologo mostrare la famigerata mappa dei Sir, prodotta dall’Università D’Annunzio. Non è la mappa del tesoro ma un cimitero di veleni. L’area è vastissima: va dal Parco fluviale alla foce del Pescara; a monte arriva fino a Bussi. L’acqua dei rubinetti è buona, rassicura l’esperto, ma i pozzi e le verdure vengono a contatto con questi veleni. E nessuno può sentirsi al sicuro.