«Mio figlio autistico senza cure pubbliche»

Appello di una madre alla Regione: ha diritto di vivere, trasferitelo in una struttura residenziale

VASTO. «Mio figlio ha diritto a vivere. Aiutatemi a farlo vivere autorizzando il suo trasferimento in una struttura residenziale dedicata a persone che hanno i suoi problemi». Comincia così l’appello-denuncia al governatore Luciano D’Alfonso (commissario alla Sanità) a all’assessore Silvio Paolucci di Luciana Santarelli. La donna è madre di un ragazzo affetto da autismo e disturbo del comportamento. Non essendoci strutture pubbliche in Abruzzo per persone autistiche, il ragazzo con una unità valutativa multidisciplinare è stato autorizzato a un ricovero presso una struttura residenziale fuori regione.

«Ventiquattr’ore dopo il ricovero in quella struttura, mio figlio ha iniziato a stare malissimo e i medici hanno constatato che il ragazzo aveva bisogno di un ricovero in una struttura appropriata per l’autismo», racconta la madre. «Dopo le dimissioni mio figlio ha avuto uno scompenso, è diventato estremamente irascibile, ha aggredito me e mio marito e un passante. Abbiamo dovuto chiamare il 118. Mio figlio è stato ricoverato d’urgenza nel reparto di Psichiatria. Non è giusto», sbotta la donna. «A Vasto e Lanciano c’è una struttura residenziale privata dedicata a persone affette da autismo. Perché mio figlio è dovuto andare fuori regione per non trovare ciò di cui aveva bisogno e finire poi a Psichiatria?», domanda la madre del ragazzo.

«Come mai si preferisce pagare una mobilità passiva piuttosto che consentire cure adeguate in una struttura privata locale?. Il dramma di mio figlio e della nostra famiglia non possono essere subordinati all’inerzia burocratica», afferma la donna

«Il ragazzo era in carico della Fondazione Cireneo Onlus di Lanciano e fino a quando è stato lì, era sereno», testimonia l’avvocato della famiglia Angela Pennetta. La necessità di un ricovero adeguato è confermata dalla dottoressa Tatiana D’Ambrogio, direttore sanitario de Il Cireneo. «L’autismo è un disturbo complesso con problematiche comportamentali. L’aggressività può divenire intensa ma è la reazione di persone che non hanno la capacità di esprimersi diversamente, nè di manifestare un dolore fisico», afferma la professionista. «È indispensabile che il ragazzo sia seguito da strutture specializzate per tale disturbo e che siano in condizioni di riabilitare i pazienti».

Paola Calvano

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