’Ndrangheta abruzzese In 31 subito a processo 

Devono rispondere di associazione a delinquere, traffico di droga e usura. La cellula faceva base a Francavilla: a capo il clan calabrese dei Cuppari

CHIETI. Nella ’ndrangheta si era guadagnato il grado di “Vangelo”. Posizione di altissimo livello che si ottiene per grande condotta delinquenziale. Quella che Simone Cuppari, 36 anni residente a Francavilla, aveva dimostrato di possedere non solo agli occhi della malavita calabrese ma anche a quelli del gip Giuseppe Romano Gargarella che lo ha incriminato insieme ad altre 35 persone, in gran parte delle province di Chieti e Pescara, al termine di un’operazione svolta dai carabinieri di Chieti. A febbraio scorso i carabinieri del Nucleo investigativo provinciale, agli ordini del tenente colonnello Erminio Sacco e del comandante provinciale Luciano Calabrò ha eseguito 28 misure cautelari, per un totale di 36 indagati. Stralciate le posizioni di quattro persone, tra cui proprio quella del capo, il “Vangelo” Cuppari, gli altri sono arrivati ieri mattina in tribunale a Chieti riunito in seduta collegiale. Il collegio era presieduto da Geremia Spiniello e composto da Andrea Di Berardino e Valentina Ribaudo. Il pm era Giancarlo Ciani.
Associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, usura, estorsione e attentati incendiari sono i reati principali di cui sono accusati, a vario titolo, i 31 imputati. Verranno processati con il rito del giudizio immediato, ma proprio questa formula ha sollevato più di una eccezione.
L’OPERAZIONE DELL’ARMA. L'operazione che ha disarticolato il sodalizio riconducibile alla 'ndrangheta reggina, ha interessato Abruzzo, Lombardia, Calabria e Campania. I militari dell'Arma hanno sequestrati beni del valore di 10 milioni di euro, tra cui società che gestivano commercio di auto on line, raccolte di scommesse, bar, pizzerie, e quote per 6 milioni di euro di una società proprietaria di un villaggio turistico in Calabria. Quello che per i carabinieri era a tutti gli effetti un clan ndranghetista era partito dalla provincia di Reggio Calabria e si era radicalizzato in Abruzzo proprio a partire da Francavilla. Il traffico di droga forniva denaro liquido, che veniva reinvestito in prestiti usurai e in attività anche lecite. Come l’acquisto del bar Euro sulla statale Adriatica e di un maneggio di cavalli. E come l’interesse per i night club.
LE MANI SUI NIGHT CLUB. «Dalle indagini svolte», scrive il gip Gargarella, «emerge chiaramente che il Cuppari al fine di espandere il proprio mercato, abbia individuato un mercato più vasto e appetibile di quello già coperto nel territorio teatino, quale quello degli ambienti nei night club locali. A tal fine si è avvalso della fattiva collaborazione del nipote Giuseppe Lopresti e del cognato Enea Nelo, entrambi demandati alla cura dei rapporti con Massimiliano Toti - tutti e tre tra gli imputati - soggetto particolarmente inserito in tali ambienti».
LA DIFESA. Gli avvocati della difesa presentato una serie di eccezioni. Il tribunale ha accolto quella sulla tardività delle notifiche relative al decreto di giudizio immediato, disponendo il rinvio con rinnovazione nei confronti di tutti. Il decreto è stato emesso a luglio e per gli avvocati c’è stato troppo poco tempo per studiare i 16 faldoni degli atti di oltre 15mila pagine. Delle altre eccezioni si parlerà nella prossima udienza. Una riguardava, spiega il difensore di Ballone, l’avvocato Goffredo Tatozzi, alle cui eccezioni si sono rifatti in molti, «la mancata specifica del giudizio immediato. Se si tratta cioè di immediato tipico o custodiale», cosa che influisce sui termini del processo e quindi sull’ammissibilità del rito. Per Tatozzi, inoltre, «è stato violato il diritto alla difesa anche per quanto riguarda il reato contestato di associazione a delinquere per cui si procede senza che il vertice dell’associazione, Cuppari, sia nel processo, visto che per lui c’è il rito ordinario».
GLI IMPUTATI. Oltre a Lopresti, Nelo e Toti, sono a processo il pescarese Paolo Arena, Felice Arrigoni di Abbiate Grasso, il francavillese Tonino Ballone, il pescarese Sergio Ciuffetelli, i francavillesi Luca e Paolo Ciuffetelli, Giuseppe Cricelli, Alessandro Giuseppe Cuppari di Brancaleone, l’ortonese GIuseppe Cuomo, il pescarese Antonio Di Rocco, Letterio Greco residente in Lombardia, il pescarese Paolo Manzo, la croata Margeta Durdica, Antonio Mesiano di San Giovanni Teatino, le francavillesi Joana e Tania Mileto, Pasquale Mileto residente in Lombardia, Antonietta e Costantino Misiano di San Giovanni Teatino, i francavillesi Enea Nelo, Vincenzo Pantalone e Francesco Paolini, Rocco Sanvitale di Torrevecchia, Maurizio Sarno di Spoltore, il francavillese Davide Sini, il siciliano Maurizio Spataro, i pescaresi Elena, Guido e Lino Spinelli, e il milanese Angelo Traina.