«Non dargli più droga» Lo sfogo di una famiglia 

L’inchiesta con 74 indagati, intercettato l’appello della sorella di un tossicodipendente Ma gli spacciatori sono senza scrupoli: «Se non paga, gli faccio cadere i denti»

CHIETI. «Basta Ivan, non gli dare più niente». Così la sorella di un tossicodipendente si sfogava al telefono con chi, secondo le indagini della squadra mobile di Chieti, vendeva la droga al fratello. Le intercettazioni dell’operazione Rubino raccontano anche il dramma vissuto dalle famiglie dei “clienti” delle due bande albanesi azzerate con i 13 arresti di martedì scorso.
A colpire è soprattutto la storia di un giovane di Ripa Teatina: in base alla ricostruzione degli investigatori, acquistava lo stupefacente da uno dei 74 indagati, Ivan Marinelli, 26 anni, che si riforniva dai fratelli Beharaj, ritenuti al vertice dell’organizzazione. I colloqui risalgono al 2017. Il tossicodipendente (non indagato), come si legge sui capi d’imputazione, ha maturato un debito compreso tra 820 e 1.500 euro. Marinelli non lo riesce a rintracciare e si rivolge ai familiari, minacciandoli. Al cognato, ad esempio, dice: «Adesso gli faccio cadere tutti i denti. Ci dovevamo vedere un mese fa e mi sta portando in canzone di continuo. Gli ho detto entro oggi mi devi dare i soldi. Perché io dopo non li voglio più: glieli faccio mangiare i soldi». Qualche giorno dopo, annotano sempre gli investigatori, la sorella del tossicodipendente contatta Marinelli pregandolo di pazientare. «Non ti prometto niente io personalmente», dice la donna, «però se riesco a farti avere i soldi, credimi io sono la prima». Poi, riferendosi al fratello, aggiunge: «Ci penso io a quel c… perché adesso mi ha scocciato». Alla fine della telefonata si rivolge così a Marinelli: «Basta Ivan, non gli dare più niente. Qualsiasi cosa tu gli abbia dato io non lo voglio sapere». A quel punto l’indagato risponde: «Io l’unica cosa che gli posso dare è una mazzata in fronte, ti giuro». La polizia sottolinea come, viste le pressioni psicologiche e temendo per l’incolumità del fratello, la donna decida di coinvolgere tutta la famiglia per saldare il debito con Marinelli. A fine gennaio, la sorella del giovane di Ripa telefona di nuovo a Ivan: «Ho parlato con papà», dice all’interlocutore, «purtroppo gliel’ho dovuto dire. Lui ha detto che se per te va bene ti dà qualcosina ogni settimana, ogni dieci giorni». Marinelli replica: «E come dobbiamo fare? Perché io adesso sono venuto qua a casa di tuo padre ma non ci sta nessuno». Poi partono le minacce: «Ma tuo fratello? Io voglio parlare con tuo fratello. Dove sta? Tu digli a tuo fratello che gli stacco la testa. Ti giuro, non si è mai permesso nessuno di fare una cosa del genere. Io gli stacco la testa». Qualche giorno dopo, dice il capo d’imputazione, «il pagamento veniva effettuato dai familiari tramite una ricarica da 1.500 euro» sulla Postepay di un’altra persona.