«Non devi usare i social network»E riempie di botte la compagna 

Ripa Teatina, un autista di 53 anni accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate La denuncia della vittima ai carabinieri: «Dal 2021 mi umilia e picchia tanto da mandarmi in ospedale»

CHIETI. Geloso fino a diventare morboso, ha riempito di botte la compagna per i motivi più banali. Un esempio? Non accettava che lei utilizzasse i social network. Un autista di un’azienda di trasporti, 53 anni, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, non potrà più avvicinarsi alla vittima, che vive a Ripa Teatina: il giudice del tribunale di Chieti Luca De Ninis, convalidando il provvedimento adottato d’urgenza dal sostituto procuratore Giancarlo Ciani, ha disposto nei confronti dell’indagato l’allontanamento dalla casa familiare con contestuale obbligo di mantenere una distanza di almeno 300 metri dall’abitazione della donna e dai luoghi da lei abitualmente frequentati. A raccogliere il grido d’aiuto della vittima sono stati i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Chieti, intervenuti qualche giorno fa dopo l’ennesima aggressione: lui l’ha sbattuta contro il muro, colpendola sulla testa fino a mandarla in ospedale.
I militari dell’Arma hanno acquisito le precedenti denunce presentate dalla donna per comportamenti analoghi, risalenti al 2021, che avevano portato anche all’emissione di un decreto di ammonimento da parte del questore per condotte di violenza domestica.
«Le vessazioni», riassume il giudice, «risultano incentrate sulla condizione di morbosa gelosia da parte dell’indagato, consistono in sistematiche percosse, urla, umiliazioni e imposizioni legate alla gestione della vita familiare e sono supportate da due referti ospedalieri». La vittima ha riferito agli investigatori di aver creduto ai propositi di ravvedimento del compagno, ritirando le querele formalizzate in precedenza e tornando a vivere con l’indagato, a partire da ottobre 2021, nell’attuale abitazione di residenza di Ripa Teatina: «Il contratto di locazione è intestato a me. E io mi occupo di sostenere tutte le spese familiari. I contributi del mio compagno sono solo occasionali».
Quanto all’ultimo episodio, la donna ha raccontato: «Mentre ero in bagno a passarmi la piastra per i capelli, lui è entrato con il solito fare aggressivo, rimproverandomi che non lo avevo salutato quando ero tornata a casa. Io ho risposto che non volevo parlargli per non alimentare discussioni. A quel punto, il mio compagno mi ha afferrata per i capelli, trascinandomi per terra fino al letto, sbattendomici sopra e proferendo verso di me queste parole: “Adesso ti faccio vedere, io ti ammazzo”». È stata poi costretta a rivolgersi ai carabinieri perché l’uomo le aveva imposto di consegnare a lui le proprie chiavi di casa, allo scopo di non potervi rientrare in sua assenza.
Durante l’interrogatorio, l’indagato ha negato tutti gli addebiti, definendo le accuse radicalmente false. «Tuttavia», aggiunge il giudice, «non ha contestato di essere geloso e di aver intrattenuto molte liti in ragione dell’uso delle piattaforme social da parte della propria compagna, da lui non condiviso né accettato». Ma, secondo il giudice, «sussistono sia il requisito della prognosi di “condanna allo stato degli atti” sia il “pericolo di reiterazione di reati analoghi”, confermato dalla personalità dell’indagato dimostrata nell’interrogatorio».
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