Nuovo Cda alla Sasi Il centrodestra prepara il ricorso-bis

Di Stefano: illegittima l’ultima assemblea dei sindaci-soci D’Ercole si appella al tribunale per la sua estromissione

LANCIANO. La richiesta di un’assemblea dei sindaci-soci legittima in cui eleggere il nuovo consiglio di amministrazione (Cda); il commissariamento della società; un nuovo ricorso in tribunale. Sono le azioni che i sindaci di centrodestra stanno vagliando con gli avvocati dopo che l’assemblea dei primi cittadini soci della Sasi di lunedì - a cui il centrodestra non ha partecipato - ha dato il via libera ad un Cda diverso da quello eletto nell’assemblea del 7 ottobre scorso. Al posto dei vertici societari nominati il 7 ottobre con Domenico Scutti, Brunella Tarantini e Patrizio D’Ercole (unico membro del centrodestra), è stato prima validato quello composto da Scutti, Tarantini e Vincenzo Marcello, entrato al posto di D’Ercole definito, da Scutti e dai sindaci di centrosinistra e non da un giudice, ineleggibile. Poi, dopo le dimissioni della Tarantini, dipendente del Comune di Lanciano e la volontà dello stesso ente locale frentano di restare fuori da un Cda di cui non condivide l’operato, il centrosinistra, ad eccezione del sindaco Mario Pupillo, è passato all’elezione di Silvia Torricella, dipendente del Comune di San Salvo in quota al centrodestra, al posto della Tarantini. Arrivando così ad un Cda formato da Scutti, Marcello e Torricella.

Il centrodestra. «Innanzitutto la Torricella non ancora riceve la chiamata per la nomina», precisa il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, «poi non è detto che la accetti. Stiamo valutando con i nostri legali il da farsi perché per noi l’assemblea era illegittima, in quanto convocata da un Cda non riconosciuto». Inoltre per il centrodestra è illegittima la delibera del 24 ottobre 2013 in cui fu estromesso D’Ercole dal Cda. Delibera al vaglio anche della magistratura ma che invece lunedì è stata “sanata”, “recepita” dall’assemblea. «Il centrosinistra si assume le responsabilità di quanto deciso», aggiunge Di Stefano, «anche del fatto che non ha tenuto conto di una sentenza del tribunale che indicava D’Ercole nel Cda, e che ha ingessato la Sasi. Per noi doveva essere rieletto tutto il Cda, decaduto dopo le dimissioni della Tarantini e la illegittima nomina del consigliere Marcello. Se non ci saranno nuove elezioni pensiamo anche alla richiesta di commissariamento».

Il ricorso di D’Ercole. Dal canto suo il grande escluso D’ercole, attende gli eventi. «Ho depositato al tribunale delle imprese dell’Aquila il ricorso per la mia estromissione», dice D’Ercole, «decisa dal presidente Scutti quando unilateralmente non mi ha convocato per il Cda del 24 ottobre, in cui ha chiamato Vincenzo Marcello, terzo della lista in cui lui stesso era candidato. E sarà la magistratura a decidere. Certo è che finora ci sono state delle illegittimità».

Il Comitato acqua. «Questa storia del Cda deve finire», sosttolinea Amanda De Menna, del Comitato acqua bene comune, «perché le nomine hanno ricadute sui cittadini, gli utenti di un servizio che rischia la paralisi. A tutto si pensa tranne che a un’attenta, oculata, trasparente gestione dell’acqua, a sanare un sistema idrico dissestato di cui noi paghiamo gli sprechi». Per De Menna bisogna avere un Cda legittimo che lavori per ridurre i disservizi nella massima trasparenza.

Teresa Di Rocco

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