Opere abusive sulla Via Verde, 4 indagati 

Sono coinvolti un imprenditore proprietario di un chiosco, due tecnici e un funzionario comunale di Rocca San Giovanni

ROCCA SAN GIOVANNI. Ci sono quattro indagati per le opere abusive realizzate a ridosso della pista ciclopedonale Via Verde, nel cuore della Costa dei Trabocchi, in un luogo vincolato e protetto a livello paesaggistico. Ieri mattina, i carabinieri forestali di Lanciano – su delega della procura – sono tornati a Rocca San Giovanni per un sopralluogo in una struttura di località Cavalluccio adibita a bar. Illeciti penali sono stati contestati all’imprenditore proprietario del chiosco, a due tecnici (un geometra e un architetto) che si sono occupati della direzione dei lavori e a un funzionario comunale. All’ispezione hanno partecipato anche tre professionisti nominati ausiliari di polizia giudiziaria e i rappresentati di Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta), Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio e Anas.
LE IRREGOLARITà
Le prime irregolarità e difformità erano emerse lo scorso 26 gennaio, durante un precedente sopralluogo, vale a dire superfici superiori a quelle autorizzate (ovvero 30 metri quadrati per il chiosco e 32,5 metri quadrati per l’ombreggio) e opere edili eseguite senza titolo e nullaosta della Soprintendenza.
le accuse a UN FUNZIONARIO
Successivamente il funzionario comunale aveva firmato un’ordinanza di demolizione. Il problema è che alcune di tali opere, secondo i carabinieri forestali, sono nei fatti ancora sussistenti malgrado il funzionario comunale – è questa l’accusa – abbia ritenuto conclusa con esito positivo la procedura, circostanza che ha determinato il successivo rilascio del parere urbanistico per il «rimontaggio di un chiosco prefabbricato adibito alla somministrazione di alimenti e bevande a carattere stagionale». Per questa ragione, il funzionario è stato denunciato alla procura.
LA NUOVA ISPEZIONE
Nel corso del sopralluogo di ieri, sempre in base alle contestazioni, è emerso l’irregolare sbancamento di tutta la scarpata a forte pendenza ricadente nell’area di proprietà dell’imprenditore e sottostante alla strada statale 16 Adriatica, di competenza dell’Anas. Questi lavori, che hanno modificato in modo considerevole e permanente lo stato dei luoghi, avrebbero necessitato – secondo i militari – di titolo edilizio e autorizzazione paesaggistica, oltre che di analisi statiche, considerando il carico di spinta esercitato dal notevole traffico veicolare della sovrastante statale. Non solo: il nuovo chiosco – dice l’accusa – è stato spostato rispetto all’autorizzazione, sono presenti ombreggi difformi, è stata realizzata una pavimentazione con mattonelle in cemento e ci sono tettoie con superfici superiori al consentito. L’ispezione è andata avanti per circa cinque ore.
LA DIFESA
«Al momento», dice l’avvocato Massimo Dragani, difensore dell’imprenditore, «si tratta solo di contestazioni. Siamo in una fase in cui nessuna penale responsabilità è stata accertata, anche perché sia la difesa che tutti gli enti coinvolti nel sopralluogo devono ancora analizzare la copiosa documentazione e formulare i pareri di competenza. Quel che è certo è che, alla vigilia dell’inizio della stagione estiva, tra gli operatori della zona c’è forte preoccupazione per le possibili ripercussioni sul turismo». Nel recente passato, i controlli – a seguito di esposti – hanno riguardato anche Fossacesia, dove i titolari di uno stabilimento balneare sono stati denunciati per violazioni urbanistiche e ambientali.
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