Orari dei bar, il giudice annulla le multe

Bocciata l'ordinanza del Comune sulla vendita delle bevande: manca la firma del sindaco

LANCIANO. I vigili urbani non potevano fare la multa perché, a monte, l'assessore non poteva firmare l'ordinanza sugli orari di apertura e chiusura degli esercizi pubblici. Canta vittoria la titolare di un bar di Lanciano, M.G.C., sanzionata di 3mila euro a gennaio per avere venduto bevande nel locale oltre le due di notte, l'orario massimo stabilito da un provvedimento del Comune. La decisione è contenuta in una sentenza del giudice di pace di Lanciano, Andrea Di Marco.

La vicenda è destinata a far discutere: se l'ordinanza comunale è ancora in vigore, tutti i provvedimenti sanzionatori finora emessi dal Comune sono da considerarsi illegittimi. Quindi la sentenza potrò fare da battistrada ad eventuali ulteriori ricorsi dei titolari dei bar multati nei mesi passati per lo stesso motivo.

Ma che cosa ha stabilito il giudice di pace? In sostanza ha accertato che l'ordinanza in materia di apertura e di chiusura degli esercizi pubblici non può essere emessa da un assessore: all'epoca - siamo nel 2006-2007 - a firmare il provvedimento era stato Gianpanfilo Tartaglia, delegato alle attività produttive della giunta dell'ex sindaco Filippo Paolini. L'ordinanza in questione, infatti, poteva essere firmata solo dal sindaco e non da un suo assessore che, per la legge, era «carente di potere» e che nella materia specifica non esiste come organo monocratico della pubblica amministrazione.

In seguito al provvedimento firmato da Tartaglia, le autorità di polizia cominciarono a svolgere accertamenti per la repressione dei cosiddetti "illeciti amministrativi in materia commerciale". Scattarono le prime multe, una delle quali, da 3mila euro, al bar gestito dalla donna dove le bevande venivano vendute anche dopo le 2.

Nella causa il giudice di pace non solo ha accolto il ricorso della titolare del bar, ma ha anche condannato il Comune di Lanciano al pagamento delle spese di lite per 262 euro oltre al rimborso delle spese generali.

«La illegittimità del provvedimento è macroscopica», ha commentato la sentenza Luigi Toppeta, avvocato della barista, «e stupisce come per anni il Comune abbia perpetuato questa situazione. Valuteremo se ci sono profili di rilevanza penale per l'ex assessore».
Per Angelo Allegrino, presidente provinciale della Confcommercio, l'associazione che organizzò anche una serrata contro il provvedimento del Comune, «la sentenza va nella nostra linea: eravamo contro un'ordinanza che limitava l'attività nei pubblici esercizi, anche se su alcuni punti siamo stati d'accordo come sul fatto di evitare di vendere, dopo una certa ora, le bevande nelle bottiglia poi gettate in strada. Quell'ordinanza penalizzava comunque tutta la città».

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