Ortona, insulta un omosessuale: condannato a pagare mille euro

La sentenza del giudice di pace. L’Arcigay solidarizza con la vittima e reclama la legge sull’omofobia: non è solo un problema legale ma culturale

ORTONA. Lo hanno preso di mira perché sapevano che è gay, apostrofandolo con un poco garbato e volutamente offensivo «ricchione». Per questo un ortonese di 30 anni si è rivolto ai carabinieri, denunciando un coetaneo per averlo ingiuriato non durante un’accesa discussione, ma unicamente per il suo orientamento sessuale. E pochi giorni fa ha avuto ragione dal giudice di pace del tribunale di Ortona (sezione distaccata di quello di Chieti). L’aggressore verbale è stato condannato ad una multa di mille euro per ingiuria, perché è stata riconosciuta «la lesione del decoro della persona», spiega l’avvocato teramano Andrea Cerrone, che assiste l’Arcigay e ha accompagnato anche il giovane ortonese in questa battaglia di civiltà. «La vittima non si è costituita parte civile», racconta, «ma qualora lo volesse potrebbe ricorrere in sede civile una volta che la sentenza sarà passata in giudicato». La sentenza di Ortona non è la prima del genere in Italia: «la Cassazione», precisa il legale, «si era già pronunciata in questo senso quando c’è la chiara volontà di offendere». E questo episodio pone l’attenzione sulla necessità di una legge contro l’omofobia, come si augurano Claudio Minetti e Adelio Iezzi, presidente e segretario dell’Arcygay Chieti Sylvia Rivera: «Noi tutti auspichiamo la piena estensione della legge Mancino: oltre al riconoscimento giuridico dell'omofobia comporterebbe anche la valenza della pena aggravata», scrivono in una nota. E ancora: «Oggi l'ortonese che andava in strada gridando “ricchione” ai passanti avrà ripagato la comunità con pena pecuniaria (aspetto retributivo), avrà compreso che ingiuriare è un reato (aspetto rieducativo), ma non avrà compreso cos'è l'omofobia (che dovrebbe far parte dell’aspetto rieducativo). Non essendogli potuta essere riconosciuta l'aggravante di omofobia, dato che Italia questa legge è ancora assente, quel ragazzo continua a non sapere che gridare a qualcuno “ricchione” è omofobia. Questo non è solo un problema legale, è principalmente un problema culturale di cui anche le istituzioni devono farsi carico». Nel continuare la loro battaglia contro l’omofobia, i rappresentanti teatini dell’Arcigay esprimono solidarietà alla vittima: «Arcigay Chieti esprime tutta la sua solidarietà e vicinanza alla vittima di questa vicenda che, a prescindere dal suo orientamento sessuale, ha subito una violenza, l'ingiuria, dettata dall'omofobia».(f.r.)

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