Ortona, persi 500 posti di lavoro

I dati della Cisl: in caduta libera anche il settore della marineria

ORTONA. Ortona ha perso circa 500 posti di lavoro in poco più di 6 anni. Dati forniti dalla Cisl che analizza complessivamente i settori economici più importanti della città come industria, commercio, pesca, ma anche il porto e si sofferma sulla situazione non rosea in cui si trovano molti giovani, ma anche pensionati. «Il territorio ortonese» spiega Guido D'Accurzio, responsabile zonale della Cisl di Ortona, «è in profonda crisi da circa 3 anni con le prime difficoltà che vengono da lontano. Ricordo la chiusura della Veta 86 circa 6 anni fa fino da arrivare alla recente chiusura del distretto Eni che ha messo in ginocchio tutto l'indotto. Per non parlare del periodo fatto di cessazioni d'attività e di ridimensionamenti di numerose imprese presenti nella zona industriale locale e limitrofe. Nonostante questo quadro desolante» continua D'Accurzio, anche operatore metalmeccanico, «nessuno si muove. In una situazione così nera, credo che il Comune insieme alle parti sociali debbano chiedere al governo centrale lo stato di crisi dell'area chietino-ortonese in modo da cercare di risollevare le sorti di questo comprensorio».

È questa una delle vie d'uscita del sindacalista, così come l'idea di «riconvocare l'Eni per chiedere alla società le sue intenzioni sul distretto di Sant'Elena che deve rimanere area industriale» e di soffermarsi maggiormente sul Porto d'Abruzzo «dove vanno completate le opere, potenziate le strutture portuali e adeguato e migliorato il collegamento tra bacino portuale e città per favorire i traffici di merci e quant'altro». Non va bene anche il settore commercio sottolinea D'Accurzio, «soprattutto nel centro urbano svuotato e che va rivitalizzato magari con nuove associazioni di commercianti che propongono iniziative d'attrazione del pubblico».

Sulla condizione dei giovani, dei pensionati e sulla marineria locale interviene il segretario della Lega di Ortona Federazione Nazionale Pensionati, Giovanni Ciminieri, anche in veste di operatore marittimo. «Molti giovani che hanno perso il lavoro», evidenzia Ciminieri, «sono tornati in famiglia e tanti pensionati si trovano oggi a farsi carico di familiari non occupati o precari. L'appello alla politica è di adoperarsi affinchè si tutelino le fasce più deboli». Qual è la situazione della pesca? Vent'anni fa, la marineria vantava una sessantina di barche locali e un indotto di circa 200 addetti. «Oggi» sottolinea, «sono rimaste circa 6 barche ortonesi e il pescatore ortonese non esiste più. Ci sono ripercussioni negative anche sul mercato ittico. È necessario non far scomparire la pesca investendo sul settore e sulla formazione».

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