Otto ore per un’ingessatura

Ospedale: la denuncia di un papà, la replica dei medici.

VASTO. Otto ore di attesa per un’ingessatura. L’odissea di un bambino vittima di un brutto scivolone sulla neve, è iniziata lunedì alle 9 al Pronto soccorso del San Pio e si è conclusa solo al tramonto, quando è stato finalmente ingessato il polso fratturato. La denuncia è del padre del bambino; pronta la risposta dei medici.
«E’ tornato a casa sfinito e a digiuno», accusa il padre. «Non era un codice rosso e comunque il personale era impegnato in altri interventi», risponde la Asl. La denuncia dei genitori del bambino, 8 anni, di Vasto, è una delle tante di un lunedì definito “infernale” al San Pio.

L’ospedale è come sempre stato preso letteralmente d’assalto fin dalle prime ore del mattino: decine di pazienti da visitare, lunghe code al triage e attese snervanti per un posto letto o una medicazione.
A raccontare il drammatico lunedì in corsia è il padre del piccolo paziente che non esita a definire «da terzo mondo» le lunghe ore passate dal bambino e dalla madre tra sala d’attesa e corridoi sovraffollati.
«Mia moglie è arrivata in ospedale alle 9. Il bambino aveva forti dolori ad un polso. Il Pronto soccorso era affollato. Dopo quasi due ore di attesa mio figlio è stato visitato da un ortopedico e indirizzato in sala raggi. Dalle 12 alle 15, fascia oraria in cui cambia il personale, è rimasto seduto in corridoio in attesa di una risposta, senza potersi allontanare neppure per mangiare un boccone. Alle 16, finalmente, raggi alla mano, un ortopedico ha ingessato il polso di mio figlio.

Quando è uscito dall’ospedale era già buio. Il mio bambino era sfinito», protesta il padre del piccolo paziente.
Ma al San Pio l’attesa è ormai routine. L’ospedale “scoppia”. L’utenza negli ultimi due anni è quasi raddoppiata. I posti letto ed il personale sono insufficienti a soddisfare la domanda. I medici fanno quello che possono per evitare i disagi ai pazienti. E non sempre ci riescono.
«Ci spiace per il bambino, comprendiamo il disappunto dei genitori, ma la prolungata attesa non è stata provocata dalla disorganizzazione del reparto», spiega il responsabile del reparto, il dottor Anselmo De Laurentis.

Il primario scende nei particolari di quel lungo lunedì denunciato dal padre del bambino: «Il personale medico e paramedico non è stato certo con le mani in mano: lunedì l’equipe di Ortopedia si è dovuta occupare di molti casi gravi che richiedevano l’urgenza. I medici sono stati impegnati per ore in sala operatoria. La frattura del bambino non era un codice rosso, per questo l’attesa si è dilatata»,

Una spiegazione che non tranquillizza l’utenza vastese. Al contrario, riaccende la polemica sulla inadeguateza di un nosocomio ormai troppo piccolo per soddisfare la domanda di centomila pazienti. Da tempo vengono sollecitati provvedimenti per adeguare il Pronto soccorso alle esigenze della città, sia d’inverno sia d’estate, quando la popolazione triplica.