Pace assolto, pm pronti al ricorso "Angelini è credibile"

Per la procura il teste chiave del processo è attendibile: "E su Del Turco prove certe". Decisive le motivazioni dell'insussistenza delle accuse a carico di Pace (foto) per un eventuale appello

PESCARA. «Angelini è attendibile». L'ha ripetuto in aula il pm Di Florio replicando alle difese dei 3 imputati nel processo Sanità che avevano scelto l'abbreviato. Ma il giudice ha preso un'altra strada, ha assolto l'ex vicepresidente della Regione Pace confermando invece le accuse per l'avvocato Anello. A breve, si conosceranno le motivazioni che hanno spinto il gup a quella sentenza ma, intanto, per la procura Angelini resta una voce credibile e si prepara a impugnare la sentenza.

L'inchiesta della Sanità impressa nella data del 14 luglio 2008 è nata dai sette interrogatori fiume dell'imprenditore di Chieti, il re delle cliniche private Vincenzo Maria Angelini che, indossati i panni del Grande accusatore, ha raccontato al pool di magistrati formato dal procuratore capo Nicola Trifuoggi e dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli cosa stava accadendo nella sanità abruzzese: tangenti da 15 milioni di euro che Angelini avrebbe versato a politici di destra e di sinistra per ottenere i rimborsi d'oro per prestazioni extra budget.

«Paga e avrai protezione», «paga se no sparisci dalla faccia della terra» sono alcune frasi dell'ex titolare di Villa Pini rimaste cristallizzate nel settembre del 2008, durante l'incidente probatorio in cui Angelini confermò le accuse agli indagati tirando in ballo quasi dieci anni di politica abruzzese: dal presidente della Regione di centrodestra Giovanni Pace a quello di centrosinistra Ottaviano Del Turco, dall'assessore alla Sanità di centrodestra Vito Domenici al suo successore Bernardo Mazzocca, dal deputato dell'allora Forza Italia Sabatino Aracu al braccio destro di Del Turco Lamberto Quarta fino al capogruppo Pd Camillo Cesarone e all'ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga. Confessioni che salvarono Angelini dal carcere: la procura si limitò a sollecitare un obbligo di dimora che non venne accolto dal gip.

VERSO IL RICORSO
Ma alle 15,30 di lunedì scorso, il giudice per l'udienza preliminare Angelo Zaccagnini inizia a leggere una sentenza che arriva come un fulmine a ciel sereno perché scagiona l'ex presidente Pace e l'ex vice presidente della Fira Vincenzo Trozzi dalle accuse di associazione per delinquere, concussione e tentata concussione. Ma da quella stessa associazione per delinquere non esce Pietro Anello, l'avvocato romano che per un anno non potrà più esercitare la professione, dovrà pagare 1 milione e 250 mila euro alle parti civili e per cinque anni non potrà frequentare i pubblici uffici. Se la sentenza vada a toccare il cuore dell'inchiesta, ossia la credibilità di Angelini o sia stata il frutto di un'altra valutazione del giudice, si saprà solo con le motivazioni che Zaccagnini depositerà tra un po'. Ma la prima strada porterebbe a un ricorso certo in Corte d'appello, da parte del pool di magistrati, contro la sentenza di assoluzione di Pace.

Il gup ha assolto anche l'ex governatore dall'accusa di avere preso da Angelini una presunta tangente di 100 mila euro. Masciarelli, descrive l'accusa, contatta Angelini e gli riferisce che Pace «voleva la somma di 200 mila euro perché se vincono...», riferito alle elezioni. La richiesta è una minaccia e quindi un reato o è stata giudicata diversamente dal giudice? E' anche questo che dovrà chiarire la motivazione che scriverà Zaccagnini.

PRIMA ASSOCIAZIONE
«L'impianto accusatorio resta in piedi», ha detto il procuratore Trifuoggi subito dopo la sentenza, mettendo in evidenza anche che in quell'associazione «finalizzata a deviare e condizionare illegalmente l'attività amministrativa della Regione Abruzzo nei rapporti con le case di cura private» ci sono Anello, che è stato condannato, c'è Giancarlo Masciarelli, l'ex presidente della Fira che ha patteggiato e, nel processo in corso, saranno giudicati anche Domenici, Mario Romano, il dirigente dell'ufficio unico degli acquisti presso la direzione Sanità, Angelini, l'ex manager della Asl Luigi Conga, il dirigente Pierluigi Cosenza, Antonio Boschetti, Aracu e il consulente Giacomo Obletter. Per loro, per cui è stata accolta la richiesta di rinvio a giudizio, il processo è in corso e riprenderà il 1º luglio.

SECONDA ASSOCIAZIONE
Ma nell'inchiesta della Sanità ci sono due associazioni per delinquere e la seconda, quella iniziata nella primavera del 2005 e che, per l'accusa, ruoterebbe attorno a Del Turco, aprirebbe a un altro scenario. «Ben altre prove ci sono per quest'associazione per delinquere», si sente nei corridoi delle aule di giustizia quando si parla del reato che tira in ballo l'ex governatore Del Turco. «Un'associazione nata con lo scopo», dice l'accusa, «di commettere una serie di delitti di corruzione e concussione per un importo di illecite dazioni di oltre 6 milioni di euro». Per la procura, Del Turco era «il promotore dell'associazione e imponeva un sistema di gestione illegale dei rapporti con le case di cura private, imperniato sulla mancanza di trasparenza, sulla violazione delle leggi e dei principi di imparzialità».
In cambio, sempre per la procura, Del Turco avrebbe preso tangenti per 5 milioni e 800 mila euro.

Proseguono intanto le reazioni politiche sulle assoluzioni di Pace e Trozzi. Il senatore del Pdl Andrea Pastore dice: «Le due sentenze di assoluzione confermano la correttezza e legalità di Pace e l'esistenza di una giustizia amministrata in modo equilibrato e responsabile, anche se certamente tardiva. Certo», prosegue Pastore, «il circo mediatico e la lentezza dei processi hanno ferito profondamente i diretti interessati e la stessa dignità della politica. I processi di piazza, alcuni indimostrati teoremi giudiziari, devono essere esclusi da un dibattito che deve riconquistare equilibrio».

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