Padre a processo per violenza sessuale sul figlio di 5 anni

L’uomo è imputato anche di maltrattamenti in famiglia per avere picchiato la moglie e tre suoi bambini

LANCIANO. Schiaffi e percosse, minacce continue per evitare che il piccolo di 5 anni, potesse confidare a qualcuno il dramma che viveva in casa: le violenze sessuali subite dal “padre”. Non solo. Le botte, le percosse, anche con oggetti contundenti, il genitore le avrebbe riservateanche agli altri due figli minorenni e alla moglie. Un inferno, più che «un regime di vita intollerabile», come l’ha definito l’accusa, quello vissuto da una famiglia della Val di Sangro, durato fino allo scorso anno, quando il dramma è venuto alla luce; il bimbo è stato allontanato da casa e l’uomo, 42 anni, è tornato nel paese d’origine.

Ma dovrà tornare a Lanciano. Lo farà il 14 novembre quando il tribunale collegiale aprirà il processo che lo vede imputato, poichè il giudice Francesca Del Villano Aceto, in udienza preliminare, lo ha rinviato a giudizio, come chiesto dalla Procura. L’avvocato che lo rappresentava aveva chiesto il proscioglimento.

Due le accuse di cui dovrà rispondere: violenza sessuale sul figlio minore e maltrattamenti in famiglia. Questo quando si è da poco chiuso il processo per violenza sessuale su una bimba anche lei di 5 anni. In questo caso, purtroppo, gli atti violenti sarebbero stati commessi da un padre sul proprio figlio per ben tre anni, dai 5 agli 8 anni del bambino.

Secondo l’accusa «l’imputato in più circostanze, con violenze consistite in schiaffi al viso e percosse in varie regioni del corpo e con minacce di gravi ritorsioni in caso di rifiuto delle sue offerte sessuali e di rivelazioni a terzi dell’accaduto, nonchè abuso di autorità, costringeva il figlio minore a subire e compiere ripetuti atti sessuali consistiti in rapporti orali e anali, dal 2003 al 2006». Non solo, andrà a processo anche per aver maltrattato la moglie e i tre figli minori «mediante una serie abituale di condotte gravemente ingiuriose, minacciose e violente, attuate anche con corpi contundenti».

Teresa Di Rocco

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