Palpeggia la dipendente, a processo

Il datore di lavoro avrebbe poggiato la mano sul seno della ragazza mentre si congratulava per un lavoro ben fatto

LANCIANO. Palpeggia la dipendente e va a processo per violenza sessuale. Finisce nelle aule del tribunale l’esultanza, piuttosto particolare in realtà, per un lavoro portato a termine con successo. Già perché il gesto di entusiasmo, tra la dipendente e il suo datore di lavoro, sarebbe andato oltre un abbraccio e due baci a stampo sulle guance. Il superiore avrebbe palpeggiato un seno alla ragazza. Nella giornata dedicata alle donne, si torna a parlare ancora di donne vittime di presunti abusi e violenze.

Questa volta la vittima della presunta violenza sessuale è una dipendente di un’azienda, che avrebbe ricevuto l’abuso da parte del proprio datore di lavoro. La storia è approdata ieri dinanzi al giudice per le udienze preliminari Marina Valente che, dopo aver ascoltato le ragioni dell’accusa, il sostituto procuratore Anna Benigni, e quelle della difesa dell’indagato, un 69enne di un paese frentano, l’avvocato Manuela Di Lizio del foro di Pescara, ha deciso di mandare a processo l’imprenditore per violenza sessuale. La prima udienza, fissata dinanzi al collegio, ci sarà il prossimo 15 giugno.

E allora si cercherà di ricostruire quanto accaduto quell’11 novembre 2014. Secondo l’accusa era stata una mattina di festa nella ditta, che l’imprenditore manda avanti con la moglie e le figlie, per un risultato lavorativo brillante conseguito dalla dipendente. La gioia si sarebbe, però, trasformata in un incubo per la donna. Perché, secondo l’accusa, il 69enne con violenza e abuso della propria autorità di datore di lavoro avrebbe costretto la collaboratrice a subire atti sessuali: «Segnatamente la stringeva a sé con veemenza baciandola sulle guance e le palpeggiava il seno». Un palpeggiamento che l’uomo non avrebbe negato, anche se i fatti sarebbero andati in modo diverso secondo la difesa. Ovvero sarebbe stata la ragazza a prendergli la mano e a portarla sul suo seno. L’uomo, poi, avrebbe indugiato un momento prima di toglierla. Ci sarebbero state anche le scuse da parte del datore di lavoro. Insomma per la difesa non ci sarebbe stata alcuna violenza, anzi sarebbe stata la stessa vittima a causare il gesto.

Vittima che poi, come fatto notare dal legale, non avrebbe gridato o chiesto aiuto, ma sarebbe tornata a lavorare come se nulla fosse. Reazione che, tuttavia, può essere interpretata in modo diversi. Alcuni giorni dopo, infatti, la donna si era messa in malattia, al termine della quale aveva dato addirittura le dimissioni. È in corso anche una causa civile intentata dalla ex dipendente con risarcimento danni per oltre 30mila euro. Durante il processo si cercherà di fare chiarezza.

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