Picchia un disabile e gli estorce soldi, arrestato 30enne. Il giudice: reati odiosi 

Joselito Silvan Ciarella rinchiuso nel carcere di Chieti, l’accusa: «Ha instaurato un clima di intimidazione a Ortona» Vittima anche un amico dell’invalido: si è rifiutato di consegnare una postepay che sarebbe stata usata per fare le truffe

CHIETI. «Sono condotte predatorie seriali, violente e particolarmente odiose – perché dirette contro soggetti deboli, fisicamente ed economicamente – fondate sull’instaurazione di un clima di intimidazione». Lo scrive il giudice Luca De Ninis nell’ordinanza che spedisce in carcere Joselito Silvan Ciarella, 30 anni, arrestato dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Ortona per aver estorto denaro, nonché postepay e documenti d’identità, utilizzati poi per compiere truffe online, a un disabile del posto di 60 anni e all’amico indiano di 39 che lo assiste a causa delle precarie condizioni di salute. Il provvedimento è stato firmato su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Marika Ponziani. L’uomo – nativo di Bologna, formalmente residente a Milano e domiciliato a Ortona – è accusato di estorsione, sia tentata che consumata, rapina e lesioni personali aggravate.
IL RICOVERO IN OSPEDALE
Tutto è venuto a galla la notte dello scorso 6 aprile, quando una pattuglia dei carabinieri ha soccorso nel centro di Ortona l’indiano con gravi ferite al volto, allertando l’ambulanza del 118. L’uomo è stato trasportato all’ospedale Bernabeo, dove i sanitari gli hanno riscontrato più fratture per le quali è stato disposto il ricovero con una prognosi di 30 giorni. I carabinieri hanno approfondito subito l’origine delle lesioni. E le vittime hanno denunciato.
LA DENUNCIA
Ricostruisce il giudice: «L’indagato – con un precedente specifico per rapina commessa nel 2014 a Milano e conosciuto dai carabinieri come persona incline ad avvicinare soggetti deboli per costringerli, anche con la forza, a cedere alle sue richieste di denaro, avvalendosi anche del clima di intimidazione da cui è avvolta la sua figura nell’ambiente di residenza – ha da tempo instaurato un rapporto di prevaricazione» nei confronti del sessantenne con disabilità. «Parallelamente sono iniziate le richieste estorsive da parte dell’indagato, alle quali la vittima ha sempre deciso di sottostare, trattandosi inizialmente di modiche cifre di denaro (oscillanti tra dieci e venti euro, ndr), ma successivamente divenute più gravi, per la costrizione a consegnare la sua carta postepay, il cellulare e il documento di identità, con i quali Ciarella ha eseguito truffe online delle quali è stato chiamato a rispondere il sessantenne». Il 12 luglio 2023 analoga richiesta estorsiva è stata rivolta all’indiano, che ha riferito di non avere denaro, ed è stato colpito all’orecchio, probabilmente con un tirapugni, visto che in ospedale gli hanno suturato la ferita con i punti.
L’ULTIMO PESTAGGIO
Il 6 aprile si è verificata l’ultima aggressione a entrambe le vittime che ha prodotto i reati più gravi e ha portato i due amici a sporgere querela, nonostante la paura di possibili e ulteriori ritorsioni. «Avvicinatosi ai due con il consueto atteggiamento minaccioso, l’indagato ha dapprima chiesto nuovamente al disabile la sua carta postepay quindi, alla risposta che era gestita dal suo amministratore di sostegno, lo ha colpito con due schiaffi al volto, inducendo il trentanovenne a intervenire in sua difesa».
LA RAPINA
A quel punto la furia di Ciarella si è indirizzata verso l’indiano, «la cui testa faceva sbattere reiteratamente contro un muro, e continuando a colpirlo con pugni e calci, fino a produrre lesioni. Infine, allorché riusciva a sfilargli il portafogli contenente 350 euro, una postepay, una carta libretto postale e i suoi documenti, se ne andava via, lasciandolo a terra dolorante e sanguinante».
«GRAVI REATI»
Il giudice arriva alla conclusione che «le informazioni rese dalle due vittime sono non solo reciprocamente sovrapponibili e spontanee, ma altresì verosimili, logiche, coerenti, nonché pienamente riscontrate dai referti ospedalieri. Le individuazioni fotografiche dell’indagato costituiscono ulteriore riscontro della genuinità delle convergenti accuse». È stato dunque disposto il carcere perché «le modalità delle condotte e la loro sistematicità inducono a ritenere sussistente un gravissimo e concreto pericolo di reiterazione dei reati contestati, nonché della commissione di altri gravi delitti con uso di armi contro la persona: infatti risulta consolidato il sistema di vita assunto dall’indagato, di predazione violenta a carico di soggetti in stato di debolezza fisica ed economica».
«PROVE A RISCHIO»
«Particolare allarme», prosegue il giudice, «desta la scelta delle vittime e il ricorso alla costante violenza, soluzioni pienamente idonee a produrre intimidazione e omertà. Tali elementi sono espressivi anche del pericolo per la genuinità della prova, rendendo concreta la previsione di ulteriori intimidazioni e violenze finalizzate a ottenere la loro ritrattazione». Ecco perché neanche gli arresti domiciliari devono «ritenersi sufficienti a contenere i pericoli indicati, tenuto conto delle riferite modalità di esecuzione dei reati contestati e dell’ambiente in cui si sono verificati». Da lunedì sera, Ciarella è rinchiuso nel carcere di Chieti.
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