Poche vongole, prezzi alle stelle

Morìa dei “lupini” di mare della costa teatina: i prodotti di allevamento costano dieci euro in più

ORTONA. È un’estate senza vongole quella della Costa dei trabocchi. I celebri lupini di mare (nome scientifico venus gallina), prodotti tipici della zona e piatto principe delle tavole del frentano, sono scomparsi. A ucciderli è un’inspiegabile moria sulle cui origini ci si sta ancora interrogando. Oggi, alle 15, è previsto un incontro in Provincia tra i presidente dell’ente, Enrico Di Giuseppantonio, i comuni costieri, pescatori, l’assessore regionale alla pesca, Mauro Febbo, per parlare di un fenomeno che sta mettendo sul lastrico intere famiglie e che dura ormai da otto mesi

È dall'estate scorsa che i 21 pescatori del Cogevo frentano lottano contro un’epidemia che ha prosciugato loro tutte le forze e tutte le speranze. Nessuno sa ancora spiegare le cause della moria delle vongole. Inquinamento? Pesca abusiva o poco controllata? Metodi di pesca troppo violenti e invasivi? Resta il fatto che questa è l’estate più lunga dei vongolari frentani che stanno pensando a prolungare il fermo volontario di altri mesi ancora. E resta l’incognita del perché le vongole muoiano solo in provincia di Chieti, vicino ai fiumi e sottocosta.

Nel frentano i “lupini” che per gusto e profumo attiravano fino a qualche anno fa i compratori del Napoletano e anche della Spagna, non ci sono quasi più. Le vongole che si vedono dai piatti fumanti di ristoranti e trabocchi non provengono dal mare che bagna la costa da Ortona a San Salvo, arrivano da fuori zona. E sono anche le più care di tutto l’Abruzzo. Questo perché i molluschi arrivano dagli allevamenti del nord Italia, principalmente dai territori del delta del Po e di Venezia, oppure dalla Puglia, dalle zone di Lesina e Varano. Bisogna sostituire il prodotto locale con le vongole veraci o di allevamento e con le vongole di altri mercati, come quelli di Pescara, Giulianova e San Benedetto. E il prezzo sale proporzionalmente alla domanda. Il costo al dettaglio del “lupino” è passato da circa 3 euro-3,50 euro al chilo a 4,50 euro al chilo. Il costo invece all’ingrosso di un sacco di vongole da dieci chili è passato da 25 a 35 euro. Tutto si riversa sulle tavole della zona, dai ristoranti fino alle cucine domestiche. Si assiste anche ad un fenomeno particolare. Da un lato il prezzo dei “lupini” autoctoni aumenta, dall’altro scende il costo delle vongole veraci d’importazione, sempre all’ingrosso, da 8-9 euro al chilo a 5-6 al chilo di media, la cui coltivazione in allevamenti cresce.

Il mercato locale non è più competitivo e ad aggravare la situazione c’è la drammatica moria delle vongole frentane. Ma secondo alcuni pescatori non si tratta soltanto di inquinamento. Non si spiegherebbe, infatti, il motivo per cui le cozze allevate nel mare di Francavilla non subiscono nessun danno. È vero che cambia il metodo di pesca rispetto alle vongole, ma è anche vero che il tratto di Adriatico da Pescara a Giulianova, pur con tutti i problemi di inquinamento dei fiumi, non presenta lo stesso fenomeno di epidemia.

C’è forse qualcosa d’altro. Una cattiva gestione della pesca, con troppe imbarcazioni sovraffollate in una stessa zona, la presenza di pescatori abusivi e metodi di pesca molto invasivi. Una prova sarebbe anche la diminuzione del pescato sottocosta. Assieme alle vongole sono scomparse anche le sogliole e i prodotti della piccola pesca. La pesca con l’elica e con le draghe idrauliche, con una pressione fortissima delle pompe sui fondali, secondo alcuni sarebbe uno stress eccessivo, soprattutto vicino alla costa. Bisognerebbe tornare ai metodi tradizionali, all’ancora e al cavo. E bisognerebbe cercare di controllare il far west nei mari.

Resta il problema dell'inquinamento dei fiumi. «Sappiamo che la Regione sta lavorando alacremente per arginare questo dramma», interviene Ilario Cocciola, presidente del consiglio comunale di Ortona, «ma chiederemo un’unione di intenti e di forze per una lotta serrata all’inquinamento dei fiumi. Tutti devono partecipare, anche i comuni non costieri che spesso, a causa di depuratori fatiscenti o mancanti, contribuiscono al danneggiamento dei corsi d’acqua e del mare. Come Comune», prosegue Cocciola, «proporremo di insediare a Ortona un osservatorio permanente sulle problematiche del mondo marittimo. Per contrastare, invece, un eccesso di pesca sottocosta e favorire i ripopolamenti, proponiamo barriere sommerse a protezione della costa».

Daria De Laurentiis

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